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Diabete, trovato nuovo trattamento che fa perdere più chili ai pazienti

5 Marzo 2021 - di Claudia Montanari

Trovato un nuovo trattamento per far perdere peso ai pazienti colpiti da diabete di tipo 2. Gli studiosi dell’Università di Leicester, infatti, hanno notato come un’iniezione settimanale a base di Semaglutide fa perdere di media circa 10 chili. La ricerca, pubblicata sul prestigioso The Lancet, dimostra come due terzi dei pazienti di diabete, trattati con una dose di 2,4 milligrammi di questo farmaco, hanno ridotto almeno del 5% il peso corporeo. Inoltre hanno ottenuto un miglioramento significativo del controllo della glicemia.

Per più di un quarto dei pazienti, invece, il calo è stato del 15% del proprio peso corporeo.

Melanie Davies, ricercatrice che ha condotto lo studio, spiega: “Questi risultati sono entusiasmanti. Rappresentano una nuova era nella gestione del peso nelle persone diabetiche. Segnano un vero cambiamento di paradigma nella nostra capacità di trattare l’obesità, i risultati ci avvicinano a ciò che vediamo con la chirurgia più invasiva”.

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Lo studio, condotto in 149 siti in 12 Paesi di Nord America, Europa, Sud America, Medio Oriente, Sud Africa e Asia, ha coinvolto 1.210 pazienti con diabete di tipo 2 il cui trattamento non stava portando a un controllo sufficiente della glicemia.

I numeri del diabete in Italia e nel mondo

La lotta alla prevenzione del diabete è un tema molto discusso in tutto il mondo. Secondo i dati pubblicati nel 2017 dalla World Diabetes Federation nel mondo sono 415 milioni le persone diabetiche (1 adulto su 11). E questo numero è destinato ad aumentare a 642 milioni nel 2040. In Italia, l’Istituto nazionale di statistica (Istat) stima che nel 2016 le persone con diabete sono oltre 3 milioni, cioè il 5,3% dell’intera popolazione.

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Non solo: secondo alcuni dati in Italia, circa il 3% delle persone tra i 35 ed i 69 anni ha il diabete ma non lo sa. La diagnosi precoce e l’adesione alle terapie sono fondamentali per prevenire o ritardare il vero problema del diabete, cioè le possibili complicanze croniche, che hanno un impatto socio-sanitario per il malato e la sua famiglia.