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E’ vero che si sconfigge il diabete con un piccolo intervento? Cosa dice il diabetologo

15 Febbraio 2021 - di Claudia Montanari

Nelle ultime settimane ha fatto molto scalpore la notizia secondo cui sarebbe possibile far regredire o addirittura sconfiggere il diabete con un piccolo intervento semi invasivo al duodeno. Ma le cose stanno davvero così? Cerchiamo di capire qualcosa su questa che sembra una incredibile notizia, facendo riferimento a cosa dice il professor Enzo Bonora, ordinario di endocrinologia dell’Università di Verona e direttore del reparto di endocrinologia, diabetologia e malattie del metabolismo dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona.

Sulla sua pagina Facebook, il professore è solito fare chiarezza su molte questioni legate al diabete. Nelle scorse ore, ha pubblicato un video in cui spiega cosa c’è di vero e cosa no in merito alla notizia secondo cui un mini intervento sarebbe in grado di far guarire dal diabete.

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Ringiovanimento del duodeno e cura del diabete, cosa c’è di vero

Innanzitutto, il professore scrive come titolo del video: “Ringiovanimento del duodeno e guarigione dal diabete. Magari fosse davvero così. Attenzione ai titoli. Spesso sono fuorvianti. A volte sono ingannevoli”.

Nel video, poi, Enzo Bonora fa chiarezza sulla questione. “Guarigione dal diabete con il ringiovanimento del duodeno. I titoli dei giornali, a volte, non la raccontano esattamente come poi c’è scritto nell’articolo che sta sotto a quel titolo. E a volte l’articolo, che è scritto magari da un non tecnico, trascura alcuni aspetti fondamentali che possono invece essere trovati nell’articolo scientifico pubblicato, ammesso che questo ci sia.

Perché a volte si tratta di dati preliminari che vengono comunicati alla stampa prima che l’articolo sia pubblicato e, a volte, quell’articolo non sarà nemmeno mai pubblicato perché poi emergono problemi”.

Detto questo, il professore spiega:

“Mi sono andato a riguardare questa cosa, che in realtà non è una novità. Sono anni che qualcuno fa questo tipo di intervento. Di cosa si tratta? Con una manovra di carattere endoscopico, come quella che si fa durante una gastroscopia, si va a guardare con un tubo endoscopico il duodeno, Nella prima porzione del duodeno viene fatta una termoablazione per una decina di centimetri. Questo comporta un sovvertimento anatomico quantomeno temporaneo di quella porzione del duodeno e un cambiamento di quella che è la capacità delle cellule di quella porzione di duodeno di produrre certi ormoni, le incretine.

Le incretine sono in grado di regolare la funzione delle cellule che producono insulina da parte del pancreas, delle cellule che producono il glucagone da parte delle isole del pancreas e regolano anche funzioni a distanza a livello ad esempio delle centraline che in alcune zone del cervello sovrintendono le funzioni metaboliche”.

Perché i titoli non sono esatti

Quindi, il professore precisa: “Il termine esatto, quindi, non è nemmeno ringiovanimento del duodeno. In inglese infatti si chiama “modificare la superficie del duodeno”. In realtà c’è una logica in questo intervento perché è stato dimostrato quanto importanti sono le incretine nel determinare effetti favorevoli dal punto di vista metabolico. Non è un caso se esistono incretine iniettabili anche una sola volta a settimana, che vengono utilizzate per la terapia del diabete”.

“Per inciso -continua il professore- in alcuni di questi studi, dopo aver fatto la tecnica di termoablazione a livello della mucosa duodenale si fa terapia proprio con le iniezioni settimanali di incretine. Inoltre, i pazienti vengono sottoposti a un trattamento dietetico.

Quindi sono 3 cose insieme: la termoablazione, il trattamento con farmaco, il trattamento con modifica di alimentazione. Per cui è qualcosa che va oltre al semplice “ringiovanimento” della parete duodenale per ottenere risultati”.

E quali risultati si ottengono?

“Non come dice qualche titolo in maniera roboante, la guarigione del diabete. Ma il miglioramento dei livelli di glicemia e di emoglobina glicata. Un miglioramento che non è nemmeno spettacolare, nel senso che la riduzione dell’emoglobina glicata è di circa l’1%, tanto quanto fanno molti farmaci. O come fa anche un cambiamento di stile di vita. Anzi, quando ad una alimentazione corretta (partendo da una alimentazione scorretta) si associa anche dell’esercizio fisico, si è in grado di ridurre l’emoglobina glicata ben più dell’1%”.

Attenzione quindi ai titoli fuorvianti che promettono la guarigione dal diabete

“Si tratta di titoli fuorvianti perché con questo intervento non vi è la guarigione dal diabete ma un miglioramento. La guarigione -spiega il professore- è un’altra cosa: qualcosa che porta alla possibilità di non fare più nulla, nemmeno seguire una dieta, essedo perfettamente normali. E questa cosa, nel diabete di tipo 2, non esiste. Non c’è. C’è sempre bisogno di un trattamento, che sia con dieta o con farmaci. Da questi titoli fuorvianti bisogna stare molto attenti. Bisogna leggere l’articolo e andare a cercare le fonti. Capisco che per un non tecnico questo sia difficile, ma è importante”.

I titoli ingannevoli, ancora più pericolosi

Il professore, infine, invita a stare molto attenti ai titoli ingannevoli: “State soprattutto attenti a quei titoli che non sono solo illusori ma anche ingannevoli. Nel senso che la persona viene ingannata perché portata a pensare che quella certa cosa, che spesso è un prodotto venduto -in genere solo online- possa determinare grandi benefici se non una guarigione. State attenti perché nel campo del diabete -ma anche nelle malattie metaboliche o in quelle cardiovascolari, ma in particolare nel diabete perché ci sono milioni di persone in Italia con questa malattia- vengono fatte delle pubblicità su prodotti senza alcun fondamento scientifico che sono venduti online, dichiarando che sono in grado di fare cose che non fanno.

Se quelle certe cose -sottolinea il professore- producessero davvero quei risultati formidabili, voi dovete essere sicuri che il nostro sistema sanitario le garantirebbe alle persone per poter avere le cure migliori”.

Infine, il professore spiega: “Quindi attenzione ai titoli, attenzione a non essere ingannati, fate riferimento sempre e solo a chi vi cura”.