Diabete, 7 giorni per ridurlo con questa dieta

Diabete e bevande calde: le 2 concesse

25 Aprile 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

Il diabete di tipo 2 è un problema che non riguarda solo gli anziani. In 10 anni i giovani tra 20 e 30 anni colpiti sono aumentati del 50%. Il diabete di tipo 2, che rappresenta il 95% dei casi, è legato essenzialmente al cambiamento in negativo degli stili di vita. Una dieta corretta e l’attività fisica sono fondamentali per la prevenzione. Allo stesso tempo, chi è già diabetico non deve necessariamente bandire tutti i cibi, semplicemente regolarsi e avere consapevolezza di ciò che mangia. Per esempio quando si parla di frutta e diabete, non esistono divieti assoluti.

La cosa fondamentale è è selezionare quei frutti che contengono meno zuccheri e che hanno un basso indice glicemico come mele, pere, nespole, fragole, albicocche, arance, pesche, lamponi , mirtilli. Da assumere con moderazione invece: banane, cachi, uva, fichi, datteri. In generale, meglio la frutta intera che i succhi. Via libera ai legumi e alle fibre. Dolci, neanche a dirlo, devono restare il più lontano possibile. Attenzione anche agli zuccheri aggiunti, che ormai si trovano in molti alimenti, non solo nei dolci veri e propri.

Ma ci sono anche alcune bevande consentite. La prima è quella più amata agli italiani, il caffè, che riduce il rischio di sviluppare diabete di tipo 2 di circa il 30% (ovviamente non zuccherato). Lo ha affermato un documento di revisione in cui sono stati esaminati 30 studi scientifici su una popolazione di 1,2 milioni di persone. Il rischio di sviluppare il diabete di tipo 2 diminuirebbe rispettivamente del 7% in caso di caffè con caffeina e del 6% in caso di caffè decaffeinato per tazza al giorno. L’altro alleato è il tè verde. Questo tipo riduce i danni della dieta occidentale, aiutando a prevenire demenza, obesità e diabete. Uno studio pubblicato su FASEB Journa nel 2017, ha mostrato che è in grado di ridurre lo sviluppo di resistenza all’insulina, l’aumento di peso e alterazioni della memoria in topi alimentati con una dieta ad alto contenuto di grassi e fruttosio.

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