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Dieta, scoperto il meccanismo che ci rende difficile dire di no ai cibi calorici

25 Dicembre 2019 - di Claudia Montanari

ROMA – Quando si è a dieta, uno dei nostri peggiori nemici è l’impulso a mangiare cibi che, di regola, non sarebbero permessi, primi fra tutti i dolci e, in generale, i cibi ricchi di zuccheri e sale, come torte, biscotti o snack. Uno studio suggerisce che, dietro la voglia incontrollabile di questi alimenti, ci sia un meccanismo specifico. Utilizzando delle cavie, i ricercatori hanno scoperto che un circuito specifico nel cervello sembra guidare l’alimentazione impulsiva e compulsiva.+

Perché, nonostante le nostre migliori intenzioni, spesso non riusciramo a non attaccarci a quella vaschetta di gelato o a una busta di patatine? Il vizio di mangiare impulsivamente è associato al binge eating e all’obesità, uno stato di salute che i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) descrivono come “comune, serio e costoso”. L’obesità, ricordano gli esperti, aumenta il rischio di numerosi problemi di salute, tra cui diabete di tipo 2, malattie cardiache, ictus. Ma quale meccanismo c’è alla base di questa irrefrenabile voglia di cibo? Identificarlo, potrebbe far sviluppare terapie al fine di aiutare le persone a dieta o chi combatte contro l’obesità.

A tal proposito, uno studio apparso su Nature Communications ha identificato proprio il circuito specifico nel cervello che sembra influenzare la nostra capacità di resistere alle tentazioni. L’impulsività, ma anche fare qualcosa senza considerare le possibili conseguenze, non influisce solo sulla capacità di rifiutare il cibo quando si è sazi, ma è anche un filo conduttore che collega questioni come il gioco d’azzardo eccessivo e la tossicodipendenza. Quindi, il team di ricercatori ha cercato di capire cosa succede nel cervello che induce comportamenti impulsivi.

Nell’esperimento, le cavie sono state addestrate ad ottenere una pallina “deliziosa, ricca di grassi e di zuccheri” semplicemente premendo una leva. Per riuscire ad ottenere il cibo in modo continuo, le cavie dovevano attendere 20 secondi prima di premere nuovamente la leva. Se la premevano prima, dovevano aspettare altri 20 secondi perché il meccanismo funzionasse. I ricercatori hanno poi introdotto un’iniezione di ormone a concentrazione di melanina (MCH), un trasmettitore prodotto nell’ipotalamo alla base del cervello che, ricerche precedenti, hanno dimostrato che possa avere un ruolo nel comportamento impulsivo. Usando una tecnica avanzata, il team ha attivato un percorso neurale MCH dall’ipotalamo all’ippocampo, la parte del cervello legata all’apprendimento e alla memoria.

I ricercatori hanno scoperto che, dopo l’attivazione del percorso neurale, le cavie premevano la leva più frequentemente, anche se ciò ritardava la consegna della pallina zuccherina di 20 secondi, rendendo così meno frequente la ricompensa.

Come spiegano gli autori, già ricerche precedenti hanno dimostrato che i livelli di MCH nel cervello influenzano l’assunzione di cibo, ma questo è il primo studio a dimostrare il ruolo dell’ormone nel comportamento impulsivo: “Abbiamo scoperto che quando attiviamo le cellule del cervello che producono MCH, gli animali diventano più impulsivi nel loro comportamento nei confronti del cibo” ha affermato Emily Noble, Ph.D., assistente professore presso il Dipartimento di alimenti e nutrizione dell’Università della Georgia, ad Atene.

La cosa più importante che è stata messa in luce è che i risultati suggeriscono che l’MCH ha influito soprattutto sulla capacità delle cavie di resistere, cercando di ottenere uno zuccherino, anche se avevano imparato che premendo la leva più frequentemente avrebbe causato ritardi nell’ottenere il cibo. Infine, Noble ha spiegato: “E’ importante comprendere che questo circuito, che influenza selettivamente l’impulsività del cibo, apre le porte alla possibilità che, un giorno, potremmo essere in grado di sviluppare terapie per correggere la voglia di cibo in eccesso, che potranno aiutare le persone che seguono una dieta dimagrante o per chi lotta contro l’obesità”.