Diabete, 7 giorni per ridurlo con questa dieta

Diabete, come mangiare la pasta senza alzare l’indice glicemico

5 Marzo 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

ROMA – La pasta può essere mangiata anche da persone con il diabete di tipo 2. Sia chiaro: con moderazione. Per individuare la corretta porzione il primo consiglio è quello di rivolgersi a uno specialista, che analizzerà il caso specifico, associando la dieta più adatta al paziente.

C’è però un’azione relativa alla cottura della pasta su cui la maggior parte degli esperti di alimentazione sono concordi. Per evitare il gonfiore addominale e non avere picchi di glicemia, il consiglio è quello di scolare la pasta al dente e sciacquarla sotto l’acqua fredda. Cotture troppo prolungate infatti tendono a far innalzare l’indice glicemico e a rendere gli amidi della pasta più facilmente assimilabili. 

Tutto si basa sulla possibilità di aggredire e digerire facilmente i carboidrati, rilasciando rapidamente in circolo il glucosio. Più questo processo è facile, più è alto l’indice glicemico del cibo. Cuocere troppo la pasta è sconsigliato mentre i cibi più duri da masticare rendono più difficile l’assorbimento del glucosio.

Un altro consiglio è quello di invertire l’insalata con la pasta all’inizio del pranzo o della cena per riuscire a tenere meglio sotto controllo il valore della glicemia e dell’insulina dopo i pasti e di conseguenza la chiave per dimagrire. Anche l’olio d’oliva ‘lima’ i picchi di glicemia dopo i pasti. Da tempo gli studiosi affermano con convinzione che l’olio, alimento per eccellenza della dieta mediterranea, è un vero e proprio toccasana per la salute.

Uno studio del 2016 condotto da Giovanni Annuzzi e Lutgarda Bozzetto del gruppo di Gabriele Riccardi, Società Italiana di Diabetologia (SID), e da Angela Rivellese dell’Università di Napoli ‘Federico II’, ha sottolineato l’importanza di questo ingrediente per combattere i picchi di glicemia. I ricercatori hanno scoperto che aggiungere olio d’oliva agli alimenti riduce l’indice glicemico dei pasti, ovvero le impennate della glicemia, e può contribuire in questo modo a proteggere i pazienti dalle complicanze cardiovascolari e microvascolari del diabete.

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