Danza e anoressia, Mary Garret: “Denuncio la Scala”

23 Agosto 2012 - di Mari

MILANO –  Mariafrancesca Garritano, alias Mary Garret, fa causa al Teatro alla Scala. La ballerina finì su tutti i giornali dopo la pubblicazione del libro “La verità, vi prego, sulla danza”, in cui raccontava come le ballerine della Scala venissero spinte a perdere peso, spesso arrivando a non avere più il ciclo o a soffrire di disturbi alimentari.

Dopo l’uscita del libro Garritano è stata licenziata. La motivazione ufficiale? “Danno d’immagine”. Ma lei non ci sta. Ha chiesto, invano, il reintegro nel corpo di ballo. E in un’intervista a Libero annuncia: “Ho impugnato il licenziamento. Ho dato mandato ai miei avvocati di occuparsi di tutto e sicuramente i tempi tecnici per preparare la causa sono stati determinanti. Il 29 agosto è stata fissata l’udienza alla sezione lavoro del tribunale di Milano. In quella data probabilmente saprò quali saranno le altre tappe”.

Lei, 33 anni, solista nel corpo di ballo, spiega: “Nel mio libro, e anche successivamente, non ho mai usato la parola anoressia, limitandomi ad una denuncia. Ho sempre esposto il mio pensiero riguardo l’ossessione per la forma fisica e la presenza dei disturbi alimentari, tra cui l’anoressia. Le mie affermazioni confermavano solo un’esperienza vissuta che purtroppo è comune a tante danzatrici nel mondo ed è motivo di ricerche e dibattiti da molti anni, infatti documentandosi si scopre che io non ho detto nulla di nuovo. Solo in Italia ha destato scandalo sentire una ballerina che ne parlasse dettagliatamente e questo dovrebbe far riflettere”.

“Io ho sofferto del disturbo alimentare dell’anoressia per un periodo di circa due anni. Non me ne resi conto perché tutto sembrava normale, poi col tempo capii che non era normale essere notevolmente sottopeso, non avere più il ciclo, digiunare in continuazione per l’ossessione di dover essere eccessivamente magra”.

“Iniziai ad ammalarmi spesso e avevo numerosi infortuni. Questo significava non riuscire a ballare e la cosa mi preoccupò in tal senso. Oggi capisco che la paura più grande doveva essere quella di perdere il contatto con me stessa e di non tutelare la mia dignità di essere umano”.