Laurea o Master? No, al colloquio di lavoro conta più la forma fisica

Colloquio di lavoro, laurea o master? No, conta più se sei obeso o magro

15 Luglio 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Diploma, laurea e anche master all’estero. E il tratto distintivo in più per avere successo durante un colloquio di lavoro? Niente di tutto questo. Conta di più la forma fisica. Almeno, stando ai risultati di una ricerca dell’istituto americano Gallup in merito al rapporto tra disoccupazione e obesità, secondo cui i datori di lavoro sono portati ad assumere di più impiegati con una buona forma fisica piuttosto che in sovrappeso. Il motivo? È semplice: impiegati obesi o in sovrappeso sono più a rischio di malattie cardiovascolari, quindi potenziali assenteisti. Un impiegato in salute, invece, rende meglio e potrebbe assentarsi meno dal lavoro.

Cristiana Salvagni ha analizzato la questione e su Repubblica scrive:

“Anche da noi in Italia, dove il problema dei chili in più non è altrettanto critico, si fa strada la tendenza a prediligere quei candidati che praticano attività sportiva e hanno cura dell’aspetto. «Una persona atletica ha più energia da mettere sul lavoro perché quando si è allenati alla fatica fisica si ha resistenza mentale» spiega Gianluca Gioia, manager della società di selezione del personale Mcs selection. «Quindici anni fa questa voce neanche si considerava nella valutazione dei curriculum ma in futuro farà sempre più breccia: fatta salva la solidità della preparazione, gli hobby e la passione per il basket o la pallavolo non vengono più visti come una distrazione dal lavoro ma come un passatempo che contribuisce al benessere della persona e ne aumenta il rendimento»”

Ora sembra proprio che mantenere in salute gli impiegati sia diventata una priorità per le aziende:

“Due gli obiettivi: aumentare la produttività e sviluppare il lavoro di squadra. Secondo una ricerca di Crf institute, un’organizzazione che certifica le società migliori, il lavoro extra aumenta di mezz’ora al giorno, circa il 5 per cento, e le assenze crollano del 15 per cento in quelle che organizzano tornei di volley e calcetto o che mettono a disposizione una palestra. «Qualche multinazionale ci ha chiesto di valutare candidati che abbiano una vita atletica — continua Gioia — sono ancora episodi sporadici ma si fa largo l’idea che se un lavoratore è in forma è più produttivo»”