Mindfulness: la tecnica che rilassa la mente e combatte la confusione

Mindfulness: la tecnica che rilassa la mente e combatte la confusione

13 Gennaio 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Fare una cosa e pensarne un’altra. Precipitarsi in una stanza per cercare un oggetto e immediatamente scordarsi il motivo per cui si era andati in quella stanza. È capitato a tutti. Una vera e propria nevrosi che può essere combattuta con la tecnica del Mindfulness, ora anche in Italia. Il fenomeno viene analizzato da Michele Brambilla che su La Stampa scrive:

Il motivo di una simile confusione mentale è molto semplice: viviamo nel presente, ma non viviamo il presente. Facciamo una cosa e ne pensiamo un’altra. […]. Contro questa nevrosi di massa si sta affermando negli Stati Uniti, e da poco anche in Italia, una «tecnica» (ma sarebbe meglio dire uno stile di vita) che si chiama Mindfulness, cioè consapevolezza, essere presenti con la mente; ma un altro termine forse più corretto è Heartfulness, perché si è presenti (o assenti) anche e soprattutto con il cuore”

Ma ocsa è esattamente la Mindfulness? 

“Che cosa sia esattamente, lo spiega lo psichiatra Gherardo Amadei, docente all’Università degli Studi di Milano Bicocca e formatosi a questa pratica all’Università del Massachusetts, in un libro recentemente pubblicato dal Mulino che si chiama appunto «Mindfulness. Essere consapevoli» (245 pagine, 15 euro). Un altro libro molto utile – con un cd che fa da guida agli esercizi da praticare – è «Ritrovare la serenità» (Raffaello Cortina, 258 pagine, 24 euro) scritto da quattro psichiatri inglesi e americani: Mark Williams e John Teasdale docenti a Oxford; Zindel Segal dell’Università di Toronto e Jon Kabat-Zinn dell’Università del Massachusetts.

La Mindfulness ha radici nella tradizione buddista: ma non vuol convertire nessuno. Le antiche meditazioni orientali si innestano sulla medicina occidentale, anche sulla psicoterapia di Freud, e possono essere seguite da chiunque; intendiamo dire che si può seguire la Mindfulness restando cristiani o musulmani eccetera perché la religione non c’entra nulla. Si tratta piuttosto di imparare a «sentire» quello che stiamo vivendo, a partire dal nostro corpo (…)”

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