Borsa Virginia Raggi

La borsa di Virginia Raggi non è Hermès: ecco la vera marca e quanto costa

31 Ottobre 2018 - di Silvia_Di_Pasquale

ROMA – La tanto criticata borsa di Virginia Raggi non è Hermès. Nelle scorse ore la sindaca di Roma è stata travolta da una polemica capitanata dal quotidiano Libero per via di un accessorio da lei indossato. Una presunta borsa nera della storica maison francese, giudicata un contro senso a fronte di quanto scritto lo scorso sabato in occasione della manifestazione di protesta a lei avversa, #Romadicebasta. Raggi ha criticato la piazza, soffermandosi su “quelli del Pd riconoscibilissimi: signore con borse firmate da mille euro indossate come fossero magliette di Che Guevara (…)”.

Peccato che la borsa della sindaca, seppur assai simile al modello Kelly, Kelly non è. Per una volta è proprio il caso di dirlo: la polemica è frutto di una fake news. In soccorso di Raggi è arrivato il marito, Andrea Severini, che via Facebook ha messo in atto un “blitz” nell’armadio della moglie, scovando la borsa incriminata. Il regista radiofonico l’ha aperta e ha mostrato a tutti i suoi contatti che si tratta di un modello firmato Maurizio Righini (è ben evidente l’etichetta nel video postato, che non lascia spazio a interpretazioni). Prezzo stimato da Severini: 100 euro. Ed effettivamente non si allontana molto dalla realtà.

Chi è nuovamente pronto a puntare il dito contro la sindaca, doppiamente colpevole per aver acquistato un falso, sbaglia ancora. La borsa Righini potrebbe essere considerata una semplice inspired bag, un accessorio che si inspira ai più celebri brand, senza taroccarli, giacché nessuna etichetta falsa compare sul modello in questione. E’ una modalità di acquisto molto comune, sottolineando che tali borse sono protagoniste delle appassionate discussioni interne ai forum dedicati alle borse d’alta moda.

Noi di Ladyblitz abbiamo avuto modo di incontrare la sindaca durante le sfilate di Altaroma. Mettiamola così: l’impressione è che Virginia Raggi non sia come dire…una vera fashion addicted. Sia chiaro, per sua stessa ammissione. Con estrema umiltà a margine di uno show di Balestra farfugliò qualcosa tipo: “Non sono un esempio da seguire per la moda”. I suoi outfit sono sempre estremamente basic. Predilige tailleur neri e scarpe basse. Se cede al tacco, non è 12. L’impressione è che abbia fatto del suo modo di vestire un’esternazione della politica stessa che sposa e la parola lusso scazzotta con tutto questo.

Al di là della solidarietà per le critiche non fondate rivoltele in queste ultime ore, è bene sottolineare che la borsa da mille euro, per esempio una Louis Vuitton Neverfull, è un oggetto che possono permettersi anche coloro che non navigano nell’oro. Non è un’opinione, ma un dato di fatto. E’ tra le borse più diffuse tra le rappresentanti della classe media che una volta nella vita hanno fatto la cosiddetta “mattata”. Generalmente all’acquisto della Neverfull seguono anni di astinenza dall’acquisto di altre it bag, poiché è una borsa molto resistente e che si adatta con tutto.

Siamo certe che chi ne acquista dieci in un anno da Zara o Mango sia meno colpevole? Ma soprattutto, siamo ancora nella fase storica in cui la moda è considerata nemica? Sembrerebbe di sì. Eppure, gli stilisti che contano hanno sempre cercato di comunicarci che le grandi firme sono una cosa SERISSIMA. Tanto per cominciare, o meglio concludere, danno lavoro. E spesso, sono proprio quelle donne che indossano una Kelly o una Birkin ad assumerci per un lavoro ben remunerato. Silvia Di Pasquale.