ambiente di lavoro

Si torna in ufficio: come evitare i colleghi tossici e restare sereni

21 Settembre 2022 - di Claudia Montanari

Terminato o ridotto notevolmente lo smart working in base ai diversi accordi aziendali, tante persone stanno tornando a lavoro in presenza, e vecchi nodi con i colleghi tossici vengono al pettine. L’annosa questione di stare accanto a persone insopportabili, sputasentenze, logorroiche, ma anche fastidiosamente insicure, “primi della classe”, insomma, dei colleghi tossici, si ripropone. Esattamente come prima della lunga pausa in cui abbiamo lavorato da casa.

Anzi peggio di prima perché l’asticella della sopportazione pare essere crollata. Il problema è all’ordine del giorno ed è, in parte, anche tra i motivi dell’aumento del tasso di dimissioni post-pandemia, precisano gli analisti della Cgil in un recente report.

Colleghi tossici, ora siamo meno tolleranti

La ricerca di un ambiente di lavoro meno tossico e che includa anche la modalità da remoto è tra le principali motivazioni di chi lascia il lavoro per essere impiegato altrove. Il trend è globale e non è un caso che tra le serie tv più rinomate ci siano proprio quelle che esaltano, oltre allo spirito di cameratismo e alle love story che spuntano tra le mura lavorative, i limiti tragici e grotteschi insieme del lavorare tutti insieme ‘appassionatamente’. Come per esempio The Office, tra le più longeve ai vertici su Netflix. Ma anche Suits, legal drama su uno studio legale di grido a New York dove i serpenti rampanti si aggirano di continuo tra cubicoli e scrivanie.

Del problema se ne occupano sempre di più anche i coach aziendali con l’intento di livellare gli attriti snocciolando tecniche e proposte più o meno difficili da mettere in pratica.

Si va dal rendere ‘pan per focaccia’ ai narcisi patologici che vogliono prevalere, al più originale (e difficile) metodo di riflessione su di sé, capendo le ragioni che ci portano a dare retta a chi ci fa infuriare o a chi non tolleriamo. Dall’introspezione possono nascere insegnanti utili a risolvere i fastidi e anche a crescere professionalmente e personalmente, dicono gli esperti.

“Stiamo vedendo in questo momento che tre le principali ragioni per cui le persone lasciano il lavoro è a causa della gestione di capi o colleghi difficili”. A spiegarlo dalle pagine del Wall Street Journal è Tessa West, docente di psicologia alla New York University e autrice del nuovo libro ‘Jerks at Work: Toxic Co-Workers and What to Do About Them’.

“Non è la flessibilità del lavoro da casa il motivo. La pausa però ha contribuito a rompere quel loro muro di stress e non si sopportano più quella tipologia di drammi”.

Colleghi tossici, strategie per metterli ko

L’autrice snocciola esempi quotidiani e strategie per superare il problema dei colleghi tossici anche dando loro pan per focaccia.

Tra queste: “impedisci al logorroico bulldozer di influenzare l’ambiente e le decisioni collettive assicurandoti che non sia il primo a parlare nelle riunioni”. Oppure “proteggi il tuo team dal ‘battitore libero’ che tende a soffocare interventi e collaborazione” e “usa le tattiche dello stesso ‘narcisista spiccato’ per batterlo al proprio gioco”.

E ancora “segnala il comportamento del collega insopportabile che agisce in modo educato e lusinghiero nei confronti dei superiori ma che è offensivo verso i subordinati” e così via.

A fronte delle crescenti e continue richieste di soluzioni per difendersi dai colleghi tossici rivolte al motore di ricerca più battuto, Google-l’oracolo seleziona algoritmi e scodella risposte à la carte. Mantieni i nervi saldi, impara ad accettare le critiche in modo costruttivo, rinforza la tua autostima, impara a reagire senza stimolare il conflitto e non isolarti.

Propone una modalità ancora più introspettiva ed esercizi corposi, invece, Martin Wehrle, coach aziendale, career advisor tedesco considerato il “numero 1” dei consulenti professionali in Germania.

Nel nuovo manuale ‘Gli insopportabili. Guida pratica per tollerare chi detesti e non puoi evitare’ (edito in Italia da Feltrinelli), l’esperto svela il suo metodo che si concentra più su noi stessi che sullo scocciatore odioso, partendo dalle proprie esperienze personali.

Concentriamoci su noi stessi più che sui colleghi

“Si tratta di persone difficili da sopportare, pur non essendo malate psichiche, – spiega Wehrle, – ma che ci fanno balzare la pressione alle stelle. Quello che però mi chiedevo, in merito del mio collega, era: come mai io me la prendevo molto di più con lui rispetto a tutti gli altri?” Le risposte le ha trovate attingendo anche dallo psichiatra Carl Gustav Jung che, in estrema sintesi, ci ricorda che ognuno di noi ha un’ombra di personalità che cerca di reprimere in tutti i modi ma che poi esplode. Insomma ognuno di noi pare avere il proprio “insopportabile prediletto” che fa breccia in alcuni nostri punti dolenti e scoperti.

Quali domande porci, dunque, per partire da noi stessi invece che dall’odioso collega? Il coach ne elenca moltissime. In principio tre: “cosa trovo di così intollerabile in quella persona?”. “Perché quel modo di comportarsi ha il potere di irritarmi?”. “E’ possibile che nel comportamento altrui si celi una (magari minuscola) parte di me stesso, che io mi nego?”. “Quali schemi di azione e reazione attiviamo in noi?” e “come mantenerci calmi e superiori con chi non tolleriamo?”, fino alla questione cardine: E’ sempre colpa loro?

Segue lo sforzo di osservare il collega insopportabile che fa il primo della classe: “come riesce a far valere così bene i suoi interessi?”; “come riesce ad assicurarsi sempre privilegi sul lavoro?”. “Come fa a presentarsi ai capi come impiegato modello, mentre in realtà si impegna al minimo?” ma anche “perché ritengo eccessivo il suo modo di fare e non voglio adottarlo?” e infine “come porgli dei limiti, da rispettare?”.

Una volta analizzati i propri limiti, ambizioni e freni intimi e antichi, Wehrle propone un gran numero di test per oltre 200 pagine dopo le quali ci si potrebbe ritrovare refrattari agli input negativi dei colleghi tossici e perfino più rilassati e soddisfatti del proprio lavoro. Perciò calma e sangue freddo, analizziamo e scopriamo noi stessi. Così non ci accerchieranno più.

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