Il lavoro da remoto favorisce l'isolamento e sfavorisce la collaborazione: lo studio

Smart working: 60% donne lo vive positivamente, 40% con ansia

26 Marzo 2020 - di Silvia_Di_Pasquale

Dall’inizio dell’emergenza coronavirus in Italia lo smart working è diventato non più una scelta del lavoratore, ma un obbligo se si ha la possibilità di metterlo in atto. Migliaia di persone sono state costrette a uscire dall’analfabetismo digitale per correre ai ripari. Questa soluzione potrebbe incontrare delle difficoltà nella donne, soprattutto quelle madri, che si trovano di colpo a dover coniugare lavoro e famiglia nello stesso spazio. Altre invece lo vedono positivamente.

Un’indagine fatta da Valore D su un panel di oltre 1300 lavoratori, dipendenti e non di multinazionali e PMI, conferma che, per dare continuità al proprio business tutelando la salute dei dipendenti, in questo periodo le aziende sono ricorse ad un uso massiccio dello smart working. Oltre il 93% degli intervistati sta infatti lavorando da casa.

Il 60% del campione femminile dipendente era già abituato a lavorare in modalità “lavoro agile”, con flessibilità di orario e spazi. Ma lo smart working richiede una grande disciplina personale, la ricerca di una postazione di lavoro tranquilla e isolata, orari determinati – tutti aspetti non facili da mettere in atto in un momento di convivenza familiare forzata. Emerge quindi che, in questo periodo, 1 donna su 3 lavora più di prima e non riesce, o fa fatica, a mantenere un equilibrio tra il lavoro e la vita domestica. Tra gli uomini il rapporto è di 1 su 5. Ma resta il fatto che il 60% delle donne ha espresso sentimenti “positivi e di rinnovamento”, il restante 40% vive questo periodo con “ansia, rabbia e confusione”. Dunque le prime prevalgono.

“La ricerca conferma che la responsabilità della cura famigliare continua a gravare in prevalenza sulle donne che, soprattutto in questa situazione di emergenza, fanno fatica a conciliare la vita professionale con quella personale. Sarebbe invece auspicabile che proprio momenti di crisi come questi potessero aiutare a sviluppare una maggiore corresponsabilità genitoriale che alleggerisca la donna dal duplice carico famigliare e professionale”, commenta Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D.