Non solo spaghetti, 8 tipi di pasta da provare

Pasta, non solo spaghetti: 8 altri tipi da provare

21 Novembre 2022 - di Silvia_Di_Pasquale

Non solo spaghetti. La tradizione italiana è ricca di tipi di pasta che sono meno conosciuti in Italia e nel mondo, ma non per questo meno buoni. Omio, la piattaforma di viaggio multimodale che in Europa, Stati Uniti e Canada supporta per esplorare il territorio in treno, autobus, aereo e traghetto, ha selezionato i tipi di pasta meno conosciuti d’Italia. Ecco la lista.

Pasta. Partiamo dai Cjarsons – Friuli Venezia Giulia

I cjarsons, o cjalzons, sono tipici della regione della Carnia ma si possono gustare in tutta la regione. Simili come forma ai ravioli, sono una pasta fresca a base di farina di grano tenero e acqua, e un ripieno caratterizzato da un contrasto di sapori dolci e salati. Appartenenti alla tradizione povera, un tempo venivano farciti con ciò che si aveva a disposizione in casa, come spezie o erbette, ma anche con ingredienti dolci come cacao o marmellata. Un’antica leggenda racconta che un folletto molto goloso, fu sorpreso dalla padrona di casa a rubare la panna che affiorava dal latte appena munto. Il folletto decise, per farsi perdonare, di insegnarle la ricetta dei cjarsòns.

Agnolotti del plin – Piemonte

Un tipo di pasta ripiena particolarmente diffuso in Piemonte, in particolare nella provincia di Asti e Alessandria, nella zona del Monferrato. Se vi recate in Piemonte non chiamateli ravioli! Per la loro forma e le loro dimensioni, a un occhio esperto questa pasta si distingue infatti molto bene. Viene solitamente preparata con un ripieno a base di carne e viene servita con condimenti come di sugo d’arrosto, burro e salvia oppure al pomodoro. Molti preferiscono consumare gli agnolotti in brodo.

Testaroli – Liguria

In Liguria esiste una ricetta, antichissima, tutta da scoprire: i testaroli. Apparentemente semplice, tipica della tradizione povera contadina della Lunigiana, questa pasta non solo era presente già nell’antica Roma, cotta a legna con un metodo affascinante, ma oggi è anche Presidio Slow Food. Il loro nome deriva dal “testo”, una teglia che si usa sulla brace: appoggiato su una griglia, viene usato per cuocere a fuoco vivo un impasto liquido di farina, sale e acqua. Come per una crêpe, si aspetta che la pentola sia calda e si versa la pastella, si lascia rapprendere leggermente e poi si fa cuocere con il coperchio. Alla fine, il disco ottenuto ha un aspetto leggermente spugnoso, che viene lasciato asciugare e poi tagliato grossolanamente.

Bigoli – Veneto

Parliamo di una pasta lunga tipica del Veneto, dove sono detti in dialetto “bigoi”. Molto simili agli spaghetti ma più grossi e ruvidi. Nella ricetta originale venivano realizzati tramite l’uso di macchinari a torchio e originariamente consistevano in un mix di grano duro e grano tenero, acqua e sale. Esistono diverse ricette e preparazioni determinate dai tipi di farina e dal condimento: si passa dai bigoli all’anatra, al ragù di carne, alla salsa di acciughe fino alla variante fatta con la farina saracena.

Gramigna – Emilia Romagna

Tipica delle zone di Modena e Bologna, la gramigna assomiglia a un bucatino corto arricciato ed è spesso soprannominata anche “paglia e fieno” per via dei suoi due colori: il giallo della semola di grando duro e il verde dell’impasto che contiene anche gli spinaci. La troverete spesso nella variante con il ragù di salsiccia, deliziosi!

Mafalde – Campania

In Campania, i formati tipici sono tantissimi, difficile fare una scelta. Tra questi spiccano le mafalde, meno noti rispetto ad altre tipologie. Chiamate anche Reginelle, sono molto riconoscibili grazie al loro aspetto “merlettato” e devono il loro nome a Mafalda di Savoia, per la cui nascita, nel 1902, vennero create la prima volta. A Napoli era considerato “o’ piatto d’e feste” e ancora oggi viene preparato in occasioni speciali.

Lumachelle – Marche

Originarie delle Marche, le lumachelle, dette anche passatelli in altre zone, sono cilindretti composti da un impasto ricco a base di parmigiano, pangrattato, uova, farina e noce moscata. Vengono mangiati solitamente in brodo di cappone o arricchiti nell’impasto con le spinaci. L’origine di questa pasta va indietro nella storia fino al Rinascimento, quando pare fosse particolarmente apprezzato dalle famiglie nobili di Urbino dell’epoca. 

Strangozzi – Umbria

In Umbria si possono assaggiare gli strangozzi o pici, una pasta fresca all’uovo legata alla tradizione povera. Ancora oggi, tradizione vuole che la sfoglia si stenda a mano in modo vigoroso fino a uno spessore di 2 millimetri per poi tagliarla in strisce lunghe 30 cm. La particolare consistenza porosa di questa specialità consente di trattenere molto bene qualsiasi tipo di condimento di carne o vegetariano. FONTE: ANSA.

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