La doggy bag diventerà parte della routine quotidiana contro i rincari

La doggy bag diventerà parte della routine quotidiana contro i rincari

14 Settembre 2022 - di Silvia_Di_Pasquale

C’è stato un tempo, non troppo remoto, in cui chiedere la doggy bag al ristorante era una scelta che non lasciava indifferenti coloro che si trovavano a osservare il gesto di chi tornava a casa con il fagotto degli avanzi. “In America è molto comune farlo”. Quante volte avete sentito questa frase? Probabilmente molte. E corrisponde al vero. Basti pensare che l’ex first lady americana, Michelle Obama, quando venne a Roma nel 2009 in occasione del G8, una volta finito il suo pranzo nella trattoria “Maccheroni” di via delle Coppelle, chiese la sua personale doggy bag. Oggi, a fronte del caro spesa determinato dai rincari energetici, portare a casa il cibo potrebbe essere la prima arma anti spreco da mettere in campo per sopravvivere all’impennata dei prezzi di molti beni alimentari di prima necessità. Diventerà per molti una parte della routine quotidiana, se si va a pranzo o a cena fuori.

L’analisi Coldiretti/Ixe’ sulle abitudini degli italiani.

Secondo una recente analisi Coldiretti/Ixe’, salgono a quasi 4 su 10 (39%) gli italiani che portano a casa gli avanzi del ristorante. Con l’inflazione che ad agosto 2022 ha toccato il record dal 1985 e i generi alimentari in aumento del 10,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, fa sapere l’associazione, per molte famiglie ridurre al massimo gli sprechi è diventato un diktat. Dall’analisi è emerso si evidenzia però che un 17% richiede solo raramente una doggy bag, mentre il 12% degli italiani ritiene che sia da maleducati o comunque un gesto da persone povere. Un 22% degli italiani specifica di non lasciare alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non la chiede perché non sa cosa farsene a casa.

Superare la vergogna, il primo step.

Chi non chiede una doggy bag spesso lo fa perché si vergogna. Ma vale la pena lasciare il cestino di pane pieno di fette dopo che lo abbiamo pagato, a fronte del fatto che il rincaro energia sta pesando per circa un 25% in più su un kg di un prodotto medio da forno? Quella porzione di pane potrebbe bastare a soddisfare le esigenze di un pasto domestico successivo. Nei prossimi mesi in molti metteranno da parte l’imbarazzo per fare un’azione che suona invece molto dignitosa, soprattutto se si affrontano difficoltà economiche.

Dalla parte della ristorazione.

Di fronte a questa nuova esigenza, fa sapere Coldiretti, i ristoratori si stanno attrezzando per venire incontro alle esigenze del cliente. E così, è sempre meno raro ricevere dal cameriere il seguente quesito a fine pasto: “Desidera portare il pasto non consumato a casa?”. Se la risposta è affermativa, si mettono a disposizione vaschette o si consegna direttamente la bottiglia di vino lasciata a metà. Questo servizio ha però un costo per ristoranti e agriturismi. Anche loro si trovano davanti a un bivio: soddisfare il consumatore o non offrire un servizio anti spreco per via dei rincari di oggetti quali le buste per la conservazione degli alimenti che ormai iniziano a scarseggiare? Il packaging è parte di questa catena potenziale catena virtuosa anti spreco, ma non può essere a carico solo dei ristoratori. “Come per il gas anche e soprattutto nell’alimentare l’Italia deve intervenire sui costi energetici per difendere la propria sovranità alimentare tagliando i costi energetici per salvare aziende e stalle e scongiurare il rischio concreto di un crack nazionale”, commenta il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.