Italiani sgarrano la dieta mediterranea: poche verdure e frutta nel menu quotidiano

Italiani sgarrano la dieta mediterranea: poche verdure e frutta nel menu quotidiano

17 Novembre 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Gli italiani sgarrano la dieta mediterranea, sebbene il nostro Paese ne sia la patria. Questo il quadro che emerge da un’indagine sui consumi alimentari del Crea. La presentazione dei risultati è arrivata in occasione della Giornata della Nutrizione lo scorso 15 novembre. La ricerca è realizzata con il centro di ricerca Alimenti e Nutrizione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea).

“È emerso – afferma Emanuele Marconi, Direttore del Crea Alimenti e Nutrizione – che alcuni alimenti continuano ad essere consumati troppo poco, frutta, verdura e legumi, veri e propri ‘sorvegliati speciali’ che i ricercatori devono monitorare nel tempo”. “In particolare-sottolinea- la quantità media di frutta consumata ogni giorno è 166 g/die, di verdura è 147 g/die e di legumi è 9 g/die, inferiore rispetto ai dati rilevati nell’indagine precedente Inran Scai 2005-2006. L’apporto energetico medio della popolazione dai 3 ai 74 anni è di 1933 kcal/die derivanti per il 15% da proteine (5% di origine vegetale e 10% di origine animale), per il 42% da carboidrati e per il 34% dai grassi. Ne consegue – sintetizza Marconi – che l’aderenza alle nostre Linee Guida resta ancora un obiettivo da raggiungere”.

“L’Indagine sui consumi alimentari del Crea consente, da 40 anni – commenta Mario Pezzotti, commissario straordinario del Crea in apertura oggi della VI edizione della Giornata della Nutrizione, organizzata dal centro di Alimenti e Nutrizione- di ottenere informazioni utili per supportare interventi nazionali di politica agro-alimentare e nutrizionale volti ad assicurare cibo sano, di alta qualità e a un prezzo accessibile per il consumatore finale, mantenendo al contempo un elevato livello di sostenibilità ambientale”. “Si tratta- aggiunge- di dati unici a livello nazionale, che puntiamo a rilevare ad intervalli più brevi, rispetto alla cadenza attuale, per poter registrare più efficacemente i mutamenti nel comportamento alimentare di una società che evolve assai più rapidamente di qualche decennio fa”. (ANSA).