Afghanistan, su ARTE.TV 6 documentari per conoscerlo più da vicino

Afghanistan, su ARTE.TV 6 documentari per conoscerlo più da vicino

26 Agosto 2021 - di Silvia_Di_Pasquale

Venti anni dopo essere stati allontanati, i talebani detengono ancora una volta le chiavi del potere in Afghanistan.

Il Paese ora è sotto gli occhi del mondo che si sta mobilitando per accogliere migliaia di persone in fuga, mentre è partito l’ultimatum dei talebani agli USA per lasciare definitivamente l’Afghanistan entro il 31 agosto.

In questo momento di incertezza e confusione, il canale culturale Arte in Italiano (arte.tv/it) — fruibile gratuitamente, con sottotitoli in italiano — propone una programmazione speciale per decifrare, attraverso 6 documentari realizzati tra il 2019 e l’agosto 2021, questa drammatica svolta geopolitica e conoscere più da vicino protagonisti e vittime di questi eventi.

Con i reportage “Afghanistan: la vita nel regno dei Talebani” e “Afghanistan: civili in pericolo” Arte ripercorre proprio le settimane e i giorni precedenti alla presa del potere da parte dei Talebani tra giugno e agosto 2021.

Si parla poi della condizione di donne e bambini con il documentario “Afghanistan: partorire nel caos” che racconta la maternità afghana, tra magia, scienza e sharia con testimonianze ed interviste ad ostetriche e medici, che quotidianamente sfidano il lancio di razzi lavorando a meno di un chilometro dal fronte.

Il documentario “Afghanistan: la sindaca in lotta contro i Talebani” è invece dedicato alla storia di Zarifa Ghafari, che nel 2019 è stata la prima donna a ricoprire la carica di sindaco di Maidan Shar, nella provincia rurale del Wardak, sfidando minacce di ogni tipo, oggi più che mai acuite.

Un viaggio a ritroso fino al 2019: con “L’Afghanistan dopo il ritiro americano”, ARTE fa luce sulla situazione nel Paese nel momento in cui Trump annuncia il ritiro delle truppe USA mentre con “Afghanistan: un paese accidentato” la giornalista Emilie Aubry conduce il pubblico alla scoperta della geopolitica afghana, nel documentario realizzato alla vigilia delle elezioni dell’aprile 2019.

I documentari sull’Afghanistan da non perdere.

Afghanistan: la vita nel regno dei Talebani (2021 – 37 minuti)

A circa vent’anni dall’inizio dell’intervento militare che fece cadere il regime dei Talebani, le ultime truppe straniere stanno lasciando l’Afghanistan.

Le forze di sicurezza locali, tuttavia, faticano a contenere l’avanzata dei ribelli, che controllerebbero già metà del territorio.

In queste condizioni, il ritorno al potere talebano sembra ineluttabile e il reportage fa luce su quanto avviene soprattutto nelle campagne ad opera di uno dei più feroci gruppi fondamentalisti.

Afghanistan: civili in pericolo – I Talebani prendono Kabul (2021 – 33 minuti)

Il 15 agosto 2021 Kabul cade nelle mani dei Talebani. La missione delle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti in Afghanistan finisce dopo vent’anni nel caos.

Lasciando dietro di sé innumerevoli persone disperate e altre promesse non mantenute.

In questo recentissimo documentario di 33 minuti, ARTE segue tre donne e uomini afgani durante la riconquista del Paese da parte dei talebani fino alla loro installazione a Kabul il 15 agosto 2021: Shafic Gawhari è tornato dalla Germania, ora è amministratore delegato della più grande società di media, Tolo News. Nasrin Nawa è una presentatrice della BBC.

Wahed Sadad era un traduttore per la Bundeswehr. Ora, con il ritorno al potere dei talebani,  temono per la loro libertà e le loro vite.

Afghanistan: partorire nel caos (Francia, 2020 – 24 minuti)  

Maggio 2020: uomini armati irrompono in un ospedale, uccidendo 25 persone, per lo più ostetriche e madri in procinto di partorire.

La tragedia colpisce profondamente la società afghana, che da anni assiste ad uccisioni indiscriminate. Mentre i talebani e il governo negoziano un accordo di pace, la guerra si porta via anche i neonati.

Gli altri documentari.

Afghanistan: la sindaca in lotta contro i Talebani (Germania, 2020 – 33 minuti)

In una nazione come l’Afghanistan le donne che occupano ruoli di responsabilità sono merce rara. Nel 2019, l’allora 27enne Zarifa Ghafari è la prima a ricoprire la carica di sindaco di Maidan Shar, città ultraconservatrice 35 mila abitanti, nella provincia rurale del Wardak.

Se per i suoi più stretti collaboratori uomini è un’esperienza del tutto inedita, per i Talebani è una sfida aperta. Pur bersagliata dalle minacce di morte, Zarifa ha portato avanti la sua battaglia contro i gruppi mafiosi dell’area.

Ora, in un momento di grande difficoltà e paura per il suo Paese, Zarifa Ghafari – atterrata nelle scorse ore in Germania con la sua famiglia – continua a far sentire la sua voce, offrendo al mondo una grande lezione di coraggio.

L’Afghanistan dopo il ritiro americano (Francia, 2019 – 25 minuti)
18 anni dopo lo scoppio della guerra che ha messo fine al regime dei Talebani, gli Stati Uniti con il presidente Trump annunciano il ritiro delle truppe dall’Afghanistan.

In quel momento, sotto l’egida della NATO, sono 14.000 i soldati allora presenti sul territorio per supportare i soldati locali e condurre operazioni di antiterrorismo.

Una svolta che rischia di indebolire l’esercito afghano, minato da corruzione e lotte intestine, portando enormi vantaggi ai gruppi islamisti.

Come riportare la pace senza l’appoggio di truppe straniere, che lasciano in eredità solo armi e basi in rovina? ARTE ha indagato sul caos afghano di quel periodo, raccogliendo testimonianze di attori e vittime di questa situazione.

Afghanistan: un paese “accidentato” (Francia, 2019 – 12 minuti)

L’Afghanistan è un paese accidentato, sia dal punto di vista geografico che storico. Ci vivono sette etnie principali, più altre tre minoritarie.

Con  la giornalista Emilie Aubry, il breve documentario – realizzato alla vigilia delle elezioni di aprile 2019 – conduce il pubblico alla scoperta della geopolitica di un paese instabile politicamente, da cui le truppe occidentali cominciano a scappare e in cui i Talebani non sono mai stati così potenti.

Nella foto la sindaca afghana Zarifa Ghafari.