Ictus, vegetariani più a rischio: lo studio

5 Settembre 2019 - di Silvia_Di_Pasquale

I vegetariani hanno un rischio maggiore del 20% di subire un ictus rispetto ai carnivori “perché perdono le vitamine chiave”. E’ quanto emerge da una ricerca dell’Università di Oxford su quasi 50.000 persone per 18 anni. I ricercatori ritengono che un basso apporto di vitamine nella carne possa causare ulteriori rischi.

Come si legge sul Daily Mail, gli studiosi, scrivendo sul British Medical Journal, hanno dichiarato: “Nel complesso, il presente studio ha dimostrato che gli adulti del Regno Unito che erano mangiatori di pesce o vegetariani avevano minori rischi di cardiopatia ischemica rispetto ai mangiatori di carne, ma che i vegetariani avevano maggiori rischi di ictus”.

Tuttavia, il ricercatore capo Tammy Tong, del Dipartimento della salute della popolazione di Nuffield a Oxford, ha dichiarato: “Sono necessari ulteriori studi in gruppi su larga scala con un’alta percentuale di mangiatori non di carne per confermare la generalizzabilità di questi risultati e valutare la loro rilevanza per la clinica pratica e salute pubblica”. Mentre il dottor Stephen Burgess dell’Università di Cambridge ha affermato che gli studi sul cibo sono “notoriamente difficili” perché “è difficile misurare ciò che la gente mangia”.

Seguire una dieta base vegetale e vegana potrebbe rischiare di peggiorare l’assunzione già bassa di un nutriente essenziale coinvolto nella salute del cervello, la colina. La molecola viene assunta tramite l’alimentazione. Le fonti primarie sono manzo, uova, latticini, pesce e pollo, con livelli molto più bassi in noci, fagioli e verdure crucifere, come i broccoli. A mettere in guardia è la nutrizionista britannica Emma Derbyshire, in un articolo online su BMJ Nutrition, Prevention & Health.

L’esperta ha ricordato che nel 1998, riconoscendo l’importanza della colina, l’Istituto americano di medicina ha raccomandato un’assunzione giornaliera minima quantificata in 425 mg al giorno per le donne e 550 per gli uomini, che diventano 450 e 550 per le donne in gravidanza o che allattano.