Studiare una lingua riduce il rischio di Alzheimer del 20%

Studiare una lingua riduce il rischio di Alzheimer del 20%

1 Settembre 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Studiare una lingua riduce il rischio di Alzheimer del 20%. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista ‘Frontiers in Aging Neuroscience’. Le persone di mezza età che si dedicano a corsi di formazione hanno un rischio di demenza inferiore del 19% cinque anni dopo. In Italia il problema riguarda 700mila persone.

L’Alzheimer, che rappresenta la terza causa di morte in Europa e una della principali cause di disabilità su scala globale, costa inoltre circa 15,6 miliardi di euro l’anno, l’80% dei quali sostenuti direttamente dai pazienti e dalle loro famiglie. I sintomi della malattia possono includere perdita di memoria, difficoltà nel capire cosa dicono le persone, difficoltà nell’eseguire compiti quotidiani, cambiamenti di umore.

Come è stato svolto lo studio

Per il nuovo studio i ricercatori si sono basati sui dati di 282.000 volontari britannici, con un’età compresa tra i 40 e i 69 anni, seguiti per sette anni. Ai partecipanti è stato assegnato un punteggio di rischio individuale per la demenza in base al loro dna e dovevano dichiarare se avessero frequentato corsi di formazione. Poi sono stati sottoposti a test psicologici e cognitivi, come quelli di reazione e memoria. Nel corso della ricerca, l’1,1% ha sviluppato demenza.

I partecipanti che frequentavano corsi di formazione per adulti all’inizio dello studio avevano un rischio inferiore del 19% di sviluppare demenza rispetto a coloro che non lo facevano. Il dottor Hikaru Takeuchi, primo autore dello studio dell’Università di Tohoku in Giappone, ha dichiarato: “Qui dimostriamo che le persone che frequentano corsi di formazione per adulti hanno un rischio inferiore di sviluppare demenza cinque anni dopo”.

Il coautore, il dottor Ryuta Kawashima, ha evidenziato: “Una possibilità è che impegnarsi in attività intellettuali abbia risultati positivi sul sistema nervoso, il che a sua volta potrebbe prevenire la demenza”. Sono necessari comunque ulteriori studi per confermare qualsiasi effetto protettivo di questo tipo di attività.

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