La meditazione può aiutare a regolare il microbiota intestinale

La meditazione può aiutare a regolare il microbiota intestinale

17 Gennaio 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Praticare una meditazione profonda, in modo regolare, può aiutare a regolare il microbioma intestinale, con tutti i benefici che ne derivano per la salute. E’ quanto emerge da un piccolo studio comparativo pubblicato sulla rivista General Psychiatry. I microbi intestinali trovati in un gruppo di  alcuni monaci buddisti tibetani differivano sostanzialmente da quelli dei loro vicini laici e sono stati collegati a un minor rischio di ansia, depressione e malattie cardiovascolari.

E’ ormai cosa nota che l’intestino sia un secondo cervello e possa influenzare in modo significativo il benessere mentale. Questo ha vantaggi anche sulla risposta immunitaria del corpo, la segnalazione ormonale, la risposta allo stress e il nervo vago, il componente principale del sistema nervoso parasimpatico, che sovrintende a una serie di funzioni corporee cruciali. Il microbioma è quella comunità di microbi che si trova nell’intestino e che svolge un ruolo importante per il sistema immunitario. Mantenerlo sano è molto importante per il benessere generale.

La meditazione come possibile aiuto per un microbioma sano.

La meditazione viene di solito consigliata per tenere a bada stress e ansia. Ma non è chiaro se possa o meno essere utile anche per la composizione del microbioma intestinale, fanno sapere i ricercatori. Per questo gli studiosi hanno analizzato i campioni di feci e sangue di 37 monaci buddisti tibetani, provenienti da tre templi e 19 residenti secolari nelle aree limitrofe. E concludono: “Questi risultati suggeriscono che la meditazione profonda a lungo termine può avere un effetto benefico sul microbiota intestinale, consentendo al corpo di mantenere uno stato di salute ottimale”.

Bisogna tuttavia sottolineare che si tratta di uno studio comparativo, nonché osservazionale e il numero dei partecipanti presi in considerazione era piccolo, tutti maschi, abitanti in alta quota. Insomma, molto relativo. Questo rende difficile trarre conclusioni certe o generalizzabili per il resto della popolazione mondiale. Fonte: Medical X Press.