Demenza, dormire bene la notte un'arma nella prevenzione

Demenza, dormire bene la notte un’arma nella prevenzione

17 Maggio 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Dormire bene la notte può aiutare le persone anziane a evitare la perdita di memoria causata dal morbo di Alzheimer, il tipo più comune di demenza. Lo evidenzia una nuova ricerca americana pubblicata sulla rivista BMC Medicine. Lo studio mette il luce come le persone con segni della malattia possono essere protette dalla perdita di memoria se hanno un sonno profondo e di buona qualità.

La dott.ssa Zsófia Zavecz, ricercatrice post-dottorato presso il Center for Human Sleep Science dell’UC Berkeley, ha dichiarato a Good Health: “Le persone dovrebbero essere consapevoli che, pur avendo un certo livello di patologia, ci sono alcuni fattori dello stile di vita che aiutano a moderare e ridurre gli effetti. Uno di questi fattori è il sonno e, in particolare, il sonno profondo”.

Coloro che hanno sperimentato un sonno più profondo hanno ottenuto risultati migliori nei test di memoria. Si è scoperto però che solo la fase del sonno profondo del ciclo del sonno aiuta a preservare la memoria. “Una spiegazione è che durante il sonno profondo, nello specifico, i ricordi vengono riprodotti nel cervello – e questo si traduce in una riorganizzazione neurale che aiuta a stabilizzare la memoria e renderla più permanente – un processo che chiamiamo consolidamento della memoria,” dice il dott. Zavecz. (Fonte: Daily Mail).

Negli occhi i primi segni dell’Alzheimer, lo studio

L’Alzheimer si può ‘intravedere’ dagli occhi sia prima che si manifesti, sia in fase conclamata. Uno studio americano, il primo ad aver analizzato tessuti della retina e cerebrali donati da una novantina di pazienti colpiti dalla patologia o da altre forme di demenza, ha identificato alterazioni nella retina e la netta diminuzione di alcune cellule nelle persone con declino cognitivo. Condotta all’ospedale Cedars-Sinai di Los Angeles, la ricerca – ha spiegato l’autrice, Koronoyo-Hamaoui – “e’ la prima ad aver analizzato l’impatto della malattia sul profilo molecolare, cellulare e strutturale della retina”. Font: Ansa.

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