Diabete di tipo 1, il 40% delle diagnosi nei bambini arriva troppo tardi

Diabete di tipo 1, il 40% delle diagnosi nei bambini arriva troppo tardi

13 Novembre 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Il 40% delle diagnosi di diabete di tipo 1 nei bambini arriva in ritardo, quando compare già un episodio di chetoacidosi, ossia uno squilibrio metabolico grave che può lasciare danni permanenti sul soggetto. Il ritardo può avere effetti importanti sull’aspettativa di vita, che può essere ridotta di 16 anni se la malattia insorge prima dei 10 anni e non è controllata opportunamente.

A lanciare l’allarme, in vista della Giornata Mondiale del Diabete, che si celebra il 14 novembre, è la Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica. La Siedp sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce, attivando rapidamente lo screening per la patologia.

L’incidenza del diabete di tipo 1 è in aumento a un tasso del 3-4% annuo e ha subito un’impennata nei due anni di pandemia: di circa il 14% nel primo anno e del 27% nel secondo. Anche il diabete di tipo 2, una malattia che fino a qualche tempo fa era tipica dell’età adulta, cresce. Questo anche a causa di sovrappeso, obesità, stili di vita scorretti cresce anche negli under-20.

L’Italia è il primo Paese al mondo ad avere istituito uno screening del diabete di tipo 1, grazie alla legge 130/2023 promulgata lo scorso 15 settembre. “È urgente e necessario che vengano emanati al più presto i decreti attuativi per individuare i bambini e i ragazzi ad alto rischio, prima che si arrivi a uno scompenso che può mettere in pericolo perfino la vita”, dice Valentino Cherubini, presidente Siedp e direttore della Diabetologia Pediatrica agli Ospedali Riuniti di Ancona.

“Se la malattia ha un insorgenza precoce e compare nei bimbi al di sotto dei 10 anni d’età, causa una perdita di 16 anni di aspettativa di vita. Tuttavia, se diagnosticata in tempo, curata e ben controllata da adulti l’aspettativa di vita è la stessa della popolazione senza diabete”, sottolinea il diabetologo. Lo screening potrà consentire inoltre di utilizzare terapie – non ancora disponibili in Italia – in grado di ritardare la comparsa della malattia. FONTE ANSA.