Bambini stranieri più a rischio di mortalità, l'allarme dei pediatri italiani

Bambini stranieri più a rischio di mortalità, l’allarme dei pediatri italiani

3 Novembre 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

I bambini stranieri hanno un rischio più che doppio di mortalità neonatale e infantile rispetto ai bimbi italiani e sono molto più esposti al rischio di subire maltrattamenti (ancor più se femmine). Questo il quadro che emerge dall’ultimo Congresso della Società Italiana di Pediatria (Sip) a Torino, che ha messo in luce la particolare condizione di marginalità di una popolazione tutt’altro che numericamente marginale: in Italia è straniero circa 1 bimbo su 10 da 0 a 18 anni. Ai bambini nati in Italia si sommano quelli giunti per ricongiungimento familiare e quelli non accompagnati che scappano da Paesi colpiti da guerre e persecuzioni.

Cosa c’è alla base delle disuguaglianze

Alla base di questa situazione ci sono le barriere linguistiche, in generale le storie migratorie e le condizioni socio-economiche. Sappiamo che la povertà assoluta riguarda il 36,2% delle famiglie straniere con minori contro il pur preoccupante 8,3% dei nuclei familiari con minori composti da genitori italiani. E’ fondamentale garantire a tutti il migliore livello di tutela sanitaria possibile, è dare piena attuazione a una norma che garantisce l’iscrizione all’Ssn e il diritto al pediatra di famiglia a tutti i bambini, indipendentemente dallo status giuridico proprio o dei genitori. Un diritto sancito nel 2012 da un Accordo Stato Regioni e previsto nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea) nel 2017. Ma rimasto al palo per un decennio.

“L’ostacolo burocratico è stata la mancanza di indicazioni operative nazionali per l’applicazione dei codici fiscali e dei codici di esenzioni. Si è lasciata alle Regioni l’opportunità di attrezzarsi, con una grande eterogeneità e un’ingiusta diseguaglianza”, afferma Piero Valentini, Segretario del Gruppo di Lavoro per il Bambino Migrante della Sip. “Nel 2022 – conclude – però finalmente due circolari del ministero della Salute hanno regolamentato questi aspetti. Ora le Regioni hanno tutti gli strumenti per rendere questo diritto omogeneo e diffuso”. FONTE ANSA. Foto Ansa.

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