ADHD: strategie didattiche e metodi innovativi per l’apprendimento

ADHD: strategie didattiche e metodi innovativi per l’apprendimento

20 Ottobre 2022 - di Claudia Montanari

Carlotta De Chirico, psicologa specializzata in DSA e tutor di GoStudent, ha condiviso alcune strategie pedagogico-didattiche per permettere ai bambini e ai ragazzi con ADHD, disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività, di affrontare lo studio con maggiore positività ed efficacia.

Ottobre è il ‘Mese della Consapevolezza del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività‘, conosciuto anche con l’acronimo DDAI in italiano o ADHD in inglese, da Attention Deficit Hyperactivity Disorder.

Sebbene ancora sotto-diagnosticato e non sempre adeguatamente trattato, l’ADHD è uno dei disturbi neuropsichiatrici dell’età evolutiva più diffusi. Secondo studi recenti si stima, infatti, che siano circa 6 milioni i bambini e ragazzi nel mondo (9.8%) ad aver ricevuto una diagnosi di ADHD.

Cos’è l’ADHD

Questo disordine insorge nell’infanzia, con maggior frequenza nei bambini rispetto che nelle bambine (rapporto 2 a 1), ed è caratterizzato principalmente da tre sintomi: disattenzione, impulsività e iperattività motoria. Ne consegue che, pur presentando solitamente un livello intellettivo e cognitivo normale o superiore alla media, i soggetti affetti da ADHD abbiano spesso difficoltà a svolgere attività sedentarie e che richiedono un’attenzione costante e prolungata nel tempo, come partecipare ad una lezione a scuola oppure studiare e svolgere i compiti a casa.

Come aiutare, quindi, i bambini e gli adolescenti con ADHD ad apprendere in modo efficace e senza eccessivi sforzi? Quali strategie pedagogico-didattiche possono contribuire a coinvolgerli e motivarli?

Carlotta De Chirico, psicologa specializzata in DSA, esperta di tecniche di apprendimento efficace e tutor della piattaforma di e-learning e ripetizioni online GoStudent, ha stilato una lista di consigli pratici e accorgimenti per aiutare gli studenti con disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività a concentrarsi e a far sì che lo studio risulti più piacevole ed efficace.

1) Designare uno spazio specifico e adeguato da dedicare allo studio

La prima cosa su cui riflettere nell’approcciare il momento dello studio è la predisposizione di uno spazio dedicato. Questa è una buona pratica per qualsiasi studente ma, nel caso di soggetti con ADHD, dare dei punti di riferimento spaziali fissi risulta davvero imprescindibile. Dev’essere un luogo ordinato, ben organizzato e in un’area silenziosa della casa. Un ambiente tranquillo che trasmetta tranquillità e che aiuti la concentrazione. Si consiglia di optare per una stanza luminosa, con luci calde, muri bianchi e pochi elementi che possano causare distrazioni. Sulla scrivania è importante che ci sia solo il materiale necessario per il compito da svolgere.

2) Stabilire una routine e scandire il passare del tempo con un timer

Bambini e adulti hanno una diversa percezione dello scorrere del tempo. I bambini, infatti, non avendo ancora del tutto sviluppato la capacità di astrazione, faticano a visualizzare come qualcosa di tangibile e concreto un concetto astratto quale è il tempo. Questo si manifesta in modo ancora più accentuato nei soggetti con ADHD, che presentano una percezione fallace del tempo ed una carenza nella capacità di percepire la durata di una mansione o di un’attesa: dieci minuti equivalgono a venti e, quando svolgono un compito, non si rendono conto di quanto tempo occorra per portarlo a termine.

Creare una routine di studio con tempistiche ben definite è, quindi, importantissimo quando si ha a che fare con bambini e ragazzi affetti da ADHD. In questi casi, l’utilizzo di un timer può essere prezioso, infatti, una rappresentazione visiva dello scorrere del tempo può aiutare il bambino ad acquisirne una corretta percezione. Per i ragazzi piú grandi o gli adulti il timer può, invece, essere uno strumento molto efficace per combattere la noia e mantenere alti il livello di attenzione e la motivazione.

3) Creare uno schema di lavoro o uno ‘storyboard’

I bambini con ADHD faticano più degli altri ad organizzarsi autonomamente nella gestione dello studio e dei compiti pomeridiani. Un aiuto concreto è sicuramente quello di andare a creare uno schema di lavoro o uno ‘storyboard’, come nel cinema, in cui delineare punto per punto lo svolgimento e le tempistiche dell’attività di studio: da quale materia iniziamo, con quale continueremo e con quale termineremo.

Uno degli aspetti che spesso scoraggiano gli studenti è, infatti, guardare ai compiti da fare come ad una quantità vaga e indefinita di azioni. Utilizzare degli schemi di lavoro permette al bambino di visualizzare i compiti da svolgere, stimarne il tempo richiesto e identificare i passi necessari per procedere e portare a termine ciascuna attività. Inoltre, la rappresentazione grafica degli obiettivi da raggiungere aiuta lo studente a sentirsi più motivato e lo allena ad affrontare i problemi in modo strategico e ordinato.

È, inoltre, fondamentale inserire sempre un’attività piacevole tra un compito e l’altro dello schema di lavoro, così facendo lo studente si sentirà più incentivato a completare ciascuna mansione per poter ricevere la “ricompensa” che gli spetta.

4) Utilizzare la ‘Tecnica del Pomodoro’

Quella del ‘Pomodoro‘ è una tecnica molto utilizzata sia in ambito professionale che nello studio. Deve il suo nome ai tipici timer da cucina a forma di pomodoro che si trovavano in molte case italiane negli anni ‘80 ed è un sistema che fissa brevi tempi di lavoro, seguiti da piccole pause.

Questa tecnica prevede generalmente 25 minuti di lavoro intervallati da pause di 5 minuti. Con i bambini che presentano ADHD è consigliato, almeno all’inizio, di ridurre il tempo dedicato allo studio ad un massimo di 15-20 minuti e, in alcuni casi, anche di aumentare le pause fino ad una durata di 10 minuti.

Dopo aver preparato uno schema di lavoro o un elenco dettagliato di tutte le attività e aver stabilito le tempistiche precise con cui andranno ad alternarsi lavoro e momenti di svago, si imposta il timer. Durante questo lasso di tempo è importante che il bambino non sia soggetto a distrazioni e che l’attenzione sia rivolta esclusivamente ai compiti. Questa tecnica permette al bambino di concettualizzare e quantificare il tempo e di sapere che non sarà vincolato allo studio in modo indefinito.

Inoltre, l’alternanza studio-svago, fa sì che i momenti dedicati allo studio, seppur brevi, risultino più efficaci e che le pause vengano percepite dal bambino non solo come attimi in cui riposarsi e ricaricare le batterie, ma anche come gratificazioni per essersi applicato e aver dimostrato concentrazione e impegno.

5) Adottare un approccio allo studio più dinamico e coinvolgente

La noia è il principale nemico degli studenti affetti da ADHD. Il classico “leggi e ripeti” risulta, quindi, poco stimolante e inefficace con questi bambini e ragazzi. Per questo è fondamentale che sia gli insegnanti che i genitori si ingegnino per rendere il momento dello studio quanto più dinamico e coinvolgente possibile. In questo senso può rivelarsi molto utile fare ricorso ad elementi visivi, come immagini, filmati e mappe colorate, oppure ad attività interattive e giochi.

Anche le nuove tecnologie o le app educative e di gamification possono contribuire a far sì che l’apprendimento risulti più interessante, stimolante ed efficace. Nel caso dell’utilizzo di computer o tablet, si consiglia di inserire la modalità aerea e di eliminare le notifiche da tutti quei programmi o applicazioni non attinenti allo studio, così da evitare che i dispositivi possano diventare fonte di distrazione, invece che un utile alleato all’apprendimento.

Infine, è bene ricordare che studiare in modo serio non implica necessariamente l’utilizzo di una metodologia “seriosa”. Si possono, infatti, apprendere temi seri, impegnativi e importanti anche in modo piacevole e divertente.

6) Ricorrere ad un supporto esterno individuale e “su misura”

Spesso la scuola tradizionale non è strutturata per poter garantire ad ogni studente un approccio adattivo e personalizzato. Uno dei principali ostacoli è costituito dalla numerosità delle classi, che non consente agli insegnanti di adottare metodi didattici “su misura” e rispondere adeguatamente alle esigenze di ciascun alunno. Sono proprio gli studenti più fragili o con difficoltà di apprendimento, come nel caso di bambini o ragazzi con ADHD, a risentire maggiormente di questa mancanza di personalizzazione nella scuola.

Una soluzione a questo problema, che sul lungo termine può provocare frustrazione nei soggetti con ADHD e portarli persino ad abbandonare gli studi, è affidarsi ad un supporto esterno. Ricorrere ad un tutor privato nel doposcuola – di persona o online – è sicuramente un ottimo modo per permettere agli studenti, anche e soprattutto a quelli con esigenze particolari, di apprendere in modo più efficace, flessibile e stimolante.

Il fatto che le lezioni siano individuali consente, infatti, a studente e tutor di instaurare una relazione più solida ed entrare maggiormente in sintonia. Grazie ad una conoscenza più approfondita del bambino o ragazzo, dei suoi ritmi di apprendimento e delle sue esigenze, l’insegnante avrà tutti gli strumenti necessari per poter creare lezioni e piani didattici “su misura”, aiutare lo studente ad acquisire un metodo di studio efficace e aumentarne, di conseguenza, il coinvolgimento e la motivazione.

7) Premiare i comportamenti positivi

È fondamentale rinforzare e premiare il comportamento adeguato, affinché questo possa ripetersi con più frequenza. Questa è, in generale, una buona pratica quando ci si relaziona con i bambini, ma risulta assolutamente essenziale con i soggetti affetti da ADHD.

Molto importante è anche la formulazione del feedback, un generico “bravo, molto bene” non aiuta il soggetto a capire quali comportamenti abbia messo in atto correttamente e non spiega al bambino il motivo per cui lo si stia premiando. Quando il genitore o l’insegnante fornisce un feedback è, quindi, bene che espliciti le azioni positive che il bambino ha compiuto, così che questi possa associare una certa azione al gesto di approvazione da parte dell’adulto. Oltre ad incentivare il bambino a ripetere nel tempo i comportamenti che hanno portato ad una risposta positiva o ad un premio, questa pratica ha anche ripercussioni molto positive sulle capacità di autocontrollo–autoregolazione.

8) Lavorare sulla motivazione e l’autostima

Infine, con i bambini affetti da ADHD è fondamentale mostrarsi sempre empatici e non minimizzarne mai gli sforzi: quella che per altri potrebbe essere un’azione banale, per i soggetti con ADHD può essere una conquista e implicare grande fatica e impegno. Per questo è importante gratificarli e celebrarne ogni successo, nella quotidianità così come nella vita scolastica.

Ad esempio, essendo impulsivi, disordinati e poco organizzati, i bambini con ADHD hanno spesso difficoltà con la preparazione della cartella e del materiale didattico. Stilare una “check-list”, avvalendosi anche di immagini, può aiutare il bambino a ricordare i vari passaggi e ad imparare a svolgere questa mansione in completa autonomia. È importante partire sempre da azioni semplici e dare ai bambini obiettivi ben definiti e raggiungibili. Riuscire a completare un’azione in modo efficace e senza l’aiuto di un adulto farà sentire il bambino soddisfatto di sé, con effetti positivi sulla motivazione e l’autostima.

“Durante la mia esperienza come psicologa e tutor specializzata in DSA, ho avuto modo di mettere in pratica questi accorgimenti con numerosi soggetti affetti da ADHD e di riscontrarne l’efficacia”, ha commentato Carlotta De Chirico. “Oltre a condividere questi consigli pedagogico-didattici, vorrei, prima di tutto, contribuire a ridurre lo stigma che circonda questo disturbo e incoraggiare i genitori a rivolgersi prontamente ad uno specialista in caso di sospetto di ADHD.

Il primo passo è, infatti, quello di affidarsi ad un professionista, cioè ad un neuropsichiatra o ad uno psicologo specializzato in neuropsicologia o in disturbi dell’età evolutiva, e richiedere una valutazione. È importantissimo ricevere una diagnosi di ADHD tra l’età prescolare (3-6 anni) e l’età scolare (6-12 anni), così da poter intervenire per tempo e in maniera efficace e duratura.

In assenza di una valutazione e di interventi precoci e mirati, l’ADHD può, infatti, andare a minare seriamente il percorso di crescita del bambino e avere effetti negativi per tutto il corso della sua vita, quali un rischio più elevato di abbandono scolastico, una compromissione della salute mentale e difficoltà professionali”, ha concluso la psicologa e tutor di GoStudent Carlotta De Chirico.

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