musei vaticani

100 documenti dell’Archivio Segreto Vaticano in mostra a Roma

4 Marzo 2012 - di marina_cavallo

ROMA – Per celebrare i suoi 400 anni, 100 documenti provenienti dall’Archivio Segreto Vaticano per la prima volta sono esposti al pubblico presso i Musei Capitolini. Il Vaticano ha dato per l’esposizione i manoscritti più importanti che coprono 12 secoli di storia del mondo, e che vanno dai documenti dei processi più noti dell’Inquisizione, ai manoscritti di grandi scienziati e pensatori. In un archivio unico, con una scaffalatura che raggiunge la lunghezza totale di 85 km, ci sono 400 anni.


In precedenza, per poter accedere ai manoscritti antichi era richiesto un permesso speciale; ora chiunque può guardare la firma di Galileo in calce al giudizio nel processo dell’Inquisizione, l’ultima lettera di Giordano Bruno alla regina Maria Stuarda di Scozia prima della sua esecuzione, e altri manufatti preziosi. Sicuramente la curiosità per i misteri della storia viene soddisfatta visitando questa mostra.
La mostra si intitola “Lux in arcana – L’Archivio Segreto Vaticano si rivela”.
I preziosissimi documenti potranno essere ammirati fino al 9 settembre.
Ad Umberto Broccoli, Sovraintendente dei Beni Culturali della Capitale, Emanuela Campanile ha chiesto prima di tutto di spiegare la straordinarietà della mostra:
R. – Per la prima volta vengono esposti 100 documenti, quindi un evento unico nel suo genere: unico, ma spero ripetibile. Unicità anche per le forze materialmente in campo. Parlerei di ricongiungimento, perché sono i Musei Capitolini che ospitano una mostra del Vaticano: noi ricordiamo infatti che Roma cristiana, che è la base di Roma medievale, è nata qui, in questo triangolo che vede il Campidoglio, il Laterano e San Pietro e quindi il Borgo. Dunque è come un ricongiungimento della storia qui in Campidoglio, attraverso i documenti antichi, vergati con l’inchiostro su pergamena.
Ed è anche un ricongiungimento con le tecnologie nuove, perché la mostra dà uno spazio infinito alla multimedialità, per poter vedere anche con gli occhi del terzo millennio. Quindi unicità e ricongiungimento.

Alessandro Rubecchini, responsabile della conservazione dei documenti esposti alla mostra e responsabile del laboratorio di conservazione e restauro dell’Archivio Segreto Vaticano ci parla, innanzitutto, dell’allestimento:

R. – Tutte le teche e le bacheche che sono state costruite appositamente e su misura per ciascun documento sono state tutte provate e sperimentate in modo da rendere il più possibile idonea la conservazione di questi preziosissimi e unici documenti durante i sei mesi della mostra.

D. – Perché si chiama Archivio Segreto Vaticano?

R. – Tutti pensano che nell’Archivio Segreto Vaticano ci siano nascoste cose particolari. In realtà segreto deriva dal latino “secretum” che significa privato: in pratica è l’archivio privato dei Papi.

D. – Nell’Archivio ci sono documenti non consultabili e perché?

R. – Ci sono dei documenti momentaneamente non consultabili, come in qualunque altro archivio al mondo. Non è una anomalia, perché per poter consultare certi documenti c’è bisogno di riordinarli. Se prendiamo, ad esempio, tutta la documentazione relativa a Giovanni Paolo II, ci sono circa 15 mila buste e questo significa avere milioni e milioni di documenti da numerare e inventariare. Solo così possiamo rendere questi documenti consultabili agli studiosi.

D. – Una mostra – “Lux in arcana – L’Archivio Segreto Vaticano si rivela” – che percorre circa 12 secoli di storia: ovviamente anche il materiale con cui sono fatti questi documenti è cambiato?

R. – Il materiale si è evoluto, perché c’è stato sempre più bisogno di scrivere. Prima si utilizzavano le pergamene, perché era molto costoso ma si scriveva poco: nella Firenze del ‘400 un codice miniato costava quanto un palazzo di quattro piani…

D. – I materiali con cui sono fatti questi documenti?

R. – Dalla pergamena alla carta, a materiali anche più particolari: la lettera dell’Imperatrice Elena Sidicina è fatta di seta, quella degli indiani d’America è fatta con la corteccia di betulla. Ogni cultura utilizzava i materiali che aveva a disposizione. (mg)

fonte Radio Vaticana