Donald Trump, dj J Balvin: "Penso abbia vinto l'odio"

Donald Trump, dj J Balvin: “Penso abbia vinto l’odio”

10 Novembre 2016 - di Silvia_Di_Pasquale

MILANO – Donald Trump, dj J Balvin: “Penso che abbia vinto l’odio”. L’artista più popolare del fenomeno reggaeton sbarca questa sera al Fabrique di Milano. José Alvaro Osorio Balvin, in arte J Balvin, intervistato dall’Ansa, ha parlato dell’elezioni de nuovo presidente Usa. J Balvin già ha scritto un pezzo di cronaca recente quando nel giugno 2015, in seguito alle frasi di Donald Trump sugli immigrati messicani definiti “stupratori”, per primo decise per protesta di non esibirsi al concorso Miss USA 2015, di proprietà dell’allora candidato repubblicano:

“Oggi sono molto triste perché in qualche modo penso che abbia vinto l’odio – dice l’artista commentando l’elezione del miliardario a presidente degli Stati Uniti – Forse nel futuro prossimo la canzone latina può diventare una forma di protesta culturale, una resistenza a Trump, ma può farlo solo se cerca di concentrarsi sui temi positivi, come fa il reggaeton”.

“E’ tutto merito della sua buona energia se questo tipo di musica ha sfondato anche dove non si parla spagnolo – dice all’ANSA l’artista colombiano per spiegare questo successo – Anche se non capisci quello che sto dicendo, cogli la giusta vibrazione che voglio trasmettere”.

Il cantante, in particolare, ha trovato una chiave meno strillata e più intima di reggaeton, lontano da successi del passato come ‘Gasolina’, mescolandolo con le ultime tendenze produttive tropical house e con la nuova vena intimista di rapper come Drake.

Tracce come ‘Ay Vamos’ (che gli è valsa anche un Latin Grammy) e ‘Ginza’ sono divenute più che tormentoni, veri e propri successi globali che hanno raggiunto i primi posti nelle classifiche latinoamericane o nella sempre più rilevante classifica che Billboard dedica alle hit latine negli Stati Uniti, mercato dove ha sfondato anche grazie a collaborazioni con talenti come Pharrell Williams:

“Ci sono sicuramente ancora barriere culturali che limitano la diffusione degli artisti latini in mercati non ispanofoni, ma pian piano le stiamo erodendo: di fatto lo spagnolo è già una lingua universale, e con queste canzoni vogliamo fare la storia”.