Cesare Tacchi. Una retrospettiva-Palazzo delle Esposizioni – (FOTO)

7 Febbraio 2018 - di Claudia Montanari

Scostumista-Inaugura oggi al Palazzo delle Esposizioni di Roma la mostra “Cesare Tacchi. Una Retrospettiva” curata da Daniela Lancioni e Ilaria Bernardi. La mostra attraverso più di 100 opere dell’artista esposte in ordine cronologico, ripercorre le tensioni intellettuali della metà del secolo scorso. Si parte dagli esordi, con un piccolo quadro del ’59: “Figura” dipinto con bitume catrame e smalto su tela, all’epoca Tacchi aveva 19 anni, e l’opera venne esposta alla Galleria Appia Antica di Roma in una collettiva intitolata “Mambor, Schifano, Tacchi”. Dopo alcuni lavori meno conosciuti degli esordi, è presentata la serie del 1962 di smalti su carta applicati su tela, sono particolari di auto da corsa, e di mezzi pubblici di trasporto, dettagli attraverso i quali viene resa la realtà delle immagini. Si prosegue con le tele “imbottite” in cui l’artista proietta le immagini di fotografie sulla tela, ne segue i contorni, li dipinge, infine fissa la tela su una tavola di legno, inserisce il capoc (fibra naturale usata in tappezzeria) e applica i chiodi per dare l’effetto capitonet (nel caso dei “Divani”) o per seguire i contorni del dipinto. I famosi imbottiti si dividono in 2 categorie: nel ‘64 Tacchi lavora direttamente su tela dal ‘66 utilizza tessuti di tappezzeria. I soggetti adagiati sui divani sono gli amici dell’artista, attori, ma anche immagini prelevate da pubblicità e riviste in cui Tacchi coglie momenti di tenerezza come ne “I fidanzati”, una serie di tele in cui sono ritratte coppie felici. In queste opere Cesare Tacchi rivisita anche l’arte del passato, affrontando il tema della citazione, come ne “La primavera allegra”, uno dei suoi lavori più importanti in cui l’idea di presente si fonde col passato che la sostanzia. Tra il 1966 e il 1967 Tacchi abbandona la dimensione del quadro sperimentando una diversa linea, attraverso l’Oggetto-Quadri, come lui stesso li definisce in cui indaga l’oggetto per smentirne la sua funzione. Sono esposte qui la serie di mobili impossibili: sedie, porte, divani assolutamente inutilizzabili; gli oggetti  stimolano un rapporto diverso dalla loro fruizione. Si va verso gli anni ’70, verso un’arte più concettuale, la performance sconfina nel teatro, sono opere effimere della durata di un giorno. Tacchi sceglie l’azione come forma di espressione: con la performance “Cancellazione d’artista” tenutasi in occasione della rassegna “Teatro delle mostre” presso la Galleria La Tartaruga di Roma nel 1968, l’artista ‘cancella’ gradualmente la sua figura velando progressivamente di smalto una lastra di plexiglass che lo separa dal pubblico fino a scomparire dalla loro vista. Sono esposti in questa retrospettiva il “reperto” del plexiglass dipinto e le immagini fotografiche che documentano la performance. Nella sala successiva viene testimoniata l’azione inversa alla Cancellazione, attraverso una sequenza di 24 fotografie di Elisabetta Catalano, dove Tacchi pulendo un vetro, lascia riapparire lentamente la sua figura. La mostra si chiude con l’ultima sala dedicata ai dipinti realizzati dagli anni ’80 in cui si rintracciano segnali significativi del suo procedere segnato principalmente dalla ricerca del piacere.  di Annapaola Brancia d’Apricena

Palazzo delle Esposizioni

Via Nazionale 194, Roma

7febbraio – 6 maggio 2018