Prada, altro che Vuitton, Gucci e Hermès. Il successo no logo

25 Febbraio 2013 - di Mari

MILANO – “Il problema più grande nella moda è come restare fedeli all’identità del proprio marchio offrendo novità. Fortunatamente per noi, non siamo legati ad alcun logo o colore”: Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada e marito di Miuccia Prada, riassume così il segreto del successo.

Una presa di posizione seguita in tutte le linee del gruppo, Miu Miu, Car Shoe e Church’s. A differenza di marchi come Louis Vuitton, Gucci e Hermès, Prada non ha mai fatto del proprio logo un motivo di borse o valigie.

I clienti più benestanti sono stufi di vedere gli stessi monogrammi dappertutto. All’improvviso, una moda di iniziali e logo non è più gradita.

Anche Bernard Arnault, presidente di LVMH Moët Hennessy Louis Vuitton, ha annunciato che Louis Vuitton intende abbandonare le proprie borse con monogrammi per prodotti di pelle migliore. Tre anni fa Gucci prese la stessa scelta, lasciando a poco a poco le iniziali dalle proprie borse.

Le borse con i monogrammi sono state in giro per decenni. L’enfasi sullo stile classico si può datare intorno al 2008, quando, con la crisi economica, “eredità” è diventata la parola chiave della moda di lusso. Il pensiero dei consumatori è stato che se non avevano più molti soldi da spendere, allora era meglio comprare prodotti di lusso che non sarebbero passati di moda presto.

Certo, sottolinea il Wall Street Journal, il rischio di fare una collezione poco popolare è più alto che con una collezione con il classico logo, che non va mai in saldo. E proprio i saldi contribuiscono a rendere il volume di affari di Prada “solo” un terzo di quello di Vuitton.

Ma, come prova il successo dopo vent’anni della collezione da vela in nylon, “se il nylon ritorna, è perché è ‘dentro’ moda”. Parola di Patrizio Bertelli.