Gli anni ’80 del 2018

24 Aprile 2018 - di Claudia Montanari

Scostumista-Gli anni ’80 del 2018 –  In questi anni si parla molto della fine delle tendenze, o almeno delle tendenze come le abbiamo conosciute, quando i designer dettavano in modo congiunto che le gonne sarebbero state corte o lunghe, i pantaloni larghi o stretti e il messaggio veniva filtrato con insistenza dalle riviste e dalle vetrine dei negozi. Ora la moda è stata frammentata in sottogruppi e subculture attraverso i social media e il direct-to-consumer, e ciò che ne è risultato è un ricco catalogo di opzioni. Eppure in ogni stagione appaiono alcune tendenze importanti, su cui inevitabilmente si focalizza l’attenzione, e ci porta a considerare le ragioni per cui esistono. Nelle ultime sfilate che si sono svolte tra febbraio e marzo, è l’intero decennio degli anni ’80 ad essere stato saccheggiato dagli stilisti. Già nelle stagioni precedenti elementi new-wave e new-romantic, mitigati da un mix di richiami ad altri decenni del secolo passato, avevano fatto capolino sulle passerelle. Mai come negli anni Ottanta la moda è stata tanto varia e aperta a tutte le tendenze. Il mondo, che sembrava pilotato da Margaret Thatcher e Ronald Regan, aveva inventato la celebrazione del successo. Nella moda il ‘logo’ divenne uno status-symbol. Sempre più donne cominciano ad occupare posti di rilievo e potere nel mondo del lavoro, e l’abbigliamento si adegua con giacche/corazza dalle spalle esagerate. Il tailleur di Armani con le spalline larghe e imbottite e la gonna corta e aderente segna l’affermazione dello stilista come re indiscusso nell’Olimpo della moda. L’abbigliamento sportivo s’impone: lo stile hip-hop portò Adidas e Nike ai vertici del mercato. I fisici delle donne vengono scolpiti da lunghe sessioni di aerobica, e sono evidenziati da aderenti body in lycra dai colori vivaci indossati su leggings (che a quei tempi si chiamavano pantacollant) e scaldamuscoli. Emblema del glamour anni ottanta era la sfavillante opulenza di serie TV come Dallas e Dinasty. Gli abiti da sera si arricchiscono di paillettes, merletti, tulle, balze, taffetà, lurex, stampe animalier…  Tutto ciò accadde poco prima del crollo della borsa di New York e della guerra nel Golfo, eventi che influiranno sui più sobri e introspettivi anni ’90.   Tornando ai giorni nostri, viene facile stilare una lista di parallelismi tra i modelli che hanno sfilato nelle collezioni del prossimo inverno e il decennio appena analizzato. Il logo in bella vista sugli elastici delle spalline che emergono dalle trasparenze di Dior e quelli più palesi ed evidenti di Gucci, Versace e Balenciaga. Le spalle dalle proporzioni mega nella collezione di Marc Jacobs, Christopher Kane, Garet Pugh, Miu Miu, Isabel Marant, Saint Laurent…estetica che già negli anni ’80 fu presa in prestito dagli anni ‘40, epoca in cui le donne cominciavano ad andare sul posto di lavoro. Mentre oggi la silhouette androgina, creata dalle spalle imbottite, ha l’intenzione di dare forza e sostegno a quelle donne che esigono la parità e il riconoscimento sul posto di lavoro e la fine delle molestie sessuali, caldeggiate anche dal movimento #MeToo. L’estetica hip hop si conferma nello street style e brand blasonati come Gucci, Fendi, Louis Vuitton e Balenciaga spopolano con lo streetwear; i body in lycra indossati per l’aerobica cedono il passo a leggings e top realizzati in polyestere e tessuti tecnologici, traspirantii ed ecologici indossati per praticare yoga e pilates. E non è un caso che Netflix abbia riesumato la soap “Dynasty”, trasmettendo il reebot dell’omonima serie andata in onda tra il 1981 e il 1989. Balze, sbuffi e volant oversize sovrastano abiti da sera di Alexander McQueen, Rodarte, Simone Rocha.. tessuti sparkling si alternano a stampe animalier (Tom Ford,  Balmain, Alberta Ferretti, Isabel Marant, Halpern, Adam Selman)… gli anni ’80 del 2018 sono incredibilmente letterali.  È vero, la nostalgia è un business, ormai ce ne siamo fatti una ragione, ma a subire il fascino di questo revival sono soprattutto coloro che quegli anni non li hanno vissuti o erano troppo piccoli per poterli ricordare, saranno quindi i Millenials e la Generazione Z i più grandi fruitori di questa ondata “Eighties”.  Nonostante la consapevolezza di essere comunque tutti prodotti del nostro passato e che la moda si basa sul tuffarsi dentro e fuori da quel mondo sotterraneo, appropriandosi di uno stile o di una silhouette, coloro che però quegli anni li hanno vissuti o solo sfiorati si aspettano qualcosa di sorprendentemente nuovo che da anni stenta ad arrivare.  di Annapaola Brancia d’Apricena