etichetta made in

Questione “Made In…”: da Bruxelles arrivano nuove (rigide) norme

15 Febbraio 2013 - di Claudia Montanari

BRUXELLES – “Tutti i prodotti dovranno avere il marchio ‘made in’. Il consumatore sarà in grado di sapere cosa compra grazie all’etichettatura del prodotto. Se vogliamo avere la piena tracciabilità occorre capire dove il prodotto sia stato fabbricato”. A parlare è il commissario della Commissione Ue, Antonio Tajani, che ha esposto alcune delle nuove misure adottate dalla Commissione UE per aumentare la sicurezza dei prodotti non alimentari, che introduce l’obbligo dell’indicazione di origine sia per i Paesi UE che per i Paesi terzi.

I prodotti fabbricati in un paese dell’Unione Europea dovranno portare l’indicazione, a scelta, o “made in UE” o “made in” e il nome del paese specifico, per esempio “made in Italy”, mentre quelli provenienti fuori dall’UE “dovranno indicare il nome dello Paese, per esempio “made in China”. Il nuovo pacchetto, composto da due regolamenti e un piano di 20 azioni, prevede anche una maggiore cooperazione tra le autorità nazionali, e un allineamento delle norme di sicurezza che ridurrà anche i costi per le imprese.

Le nuove regole sul ‘made in’, a differenza della vecchia proposta che la Commissione UE ha ritirato, sono “perfettamente compatibili con il Wto“, in quanto “non discriminatorie, perché si applicano sia alle merci UE che non UE, quindi tutti i prodotti dovranno avere il marchio ‘made in'”. Lo ha assicurato il vicepresidente dell’esecutivo UE Antonio Tajani, chiedendo all’Europarlamento di “sostenere fortemente” la proposta della Commissione, che risponde alle sua richiesta d’intervento.

Il nuovo articolo 7 del regolamento adottato dalla Commissione UE, relativo all’obbligo dell’indicazione d’origine dei prodotti, fa riferimento, ha spiegato Tajani, alle norme esistenti che “consentono il riavvicinamento della legislazione per garantire il funzionamento del mercato interno”.

Lo scopo è far si che le nuove norme possano entrare in vigore a partire dal 2015, ma devono prima ricevere l’ok di Parlamento e Consiglio UE. L’Aula di Strasburgo lo scorso 14 gennaio aveva adottato una risoluzione con cui chiedeva alla Commissione d’intervenire per colmare il vuoto lasciato dal ritiro della sua precedente proposta sul ‘made in’ e, ha ricordato Tajani, per “garantire ai consumatori una corretta informazione” sui prodotti acquistati.

 

Fonte: Ansa