Gaming: quasi la metà sono donne, ma l’ambiente è ancora troppo discriminatorio

20 Febbraio 2023 - di Redazione

Il 47% dei gamers europei è donna. È quanto emerge dallo studio di Ipsos Mori “Women Played. Women Paid. Women Main” che riporta i numeri del 2020, anno in cui l’intero comparto è stato protagonista di una repentina escalation. Una crescita di 3,2 miliardi di euro, a cui le donne hanno contribuito per la metà, dimostrando così il reale peso del loro contributo al settore.

Una community in forte crescita che, tuttavia, è ancora scarsamente considerata e rappresentata in un’economia che, per eccellenza, viene comunemente associata all’universo maschile.

Un problema culturale alla base dei pregiudizi

È questo, fondamentalmente, il problema. Un retaggio culturale che non permette di vedere chiaramente la situazione odierna e sbarra le porte dell’inclusività a quasi la metà delle utenti di un intero mercato.

 Le donne, nel mondo del gaming, non si sentono considerate, tantomeno prese sul serio. A riprova di ciò, sono pochissime le aziende del settore che scelgono testimonial donne per lanciare i propri prodotti, circostanza che non fa che alimentare il divario fra i sessi.

Un divario che si fa sentire nel quotidiano, in ogni singola sessione di gioco, durante le quali non sono affatto rari i casi di discriminazione di genere o addirittura di violenza online. Insulti gratuiti basati esclusivamente sul sesso che prescindono totalmente dalle capacità delle giocatrici e che spesso le portano a registrarsi con pseudonimi che non lasciano trasparire il proprio genere. Un’autocensura preventiva a cui si ricorre per evitare attacchi e discriminazioni che andrebbero a rovinare un momento di puro svago e di divertimento.

Fiducia nella Generazione Z per l’abbattimento dei preconcetti

A dispetto delle visioni più conservatrici e dall’atavica mancanza di fiducia nelle nuove generazioni, in questo caso la svolta la daranno proprio i più giovani. Parliamo della Generazione Z: i nati dopo il 1996, che sono sempre più parte dell’universo del gaming e che, da qualche anno, hanno fatto ingresso anche nel sotto-comparto del gambling, come dimostrano i dati relativi alle nuove aperture dei conti di gioco online.

Si tratta della generazione che promuove la cosiddetta rivoluzione fluida, la sfida alle categorie tradizionali in nome di una nuova libertà e di una visione più inclusiva.

Per la Generazione Z non è il genere a definire la persona e lo sradicamento di questi stereotipi può finalmente portare all’abbattimento di preconcetti nocivi e alla creazione di ambienti inclusivi, tanto nell’ambito del gioco quanto nella società in generale.

AI: come la tecnologia può rendere il gaming più inclusivo

E se all’aspetto discriminatorio speriamo pongano fine i giovanissimi, occorre invece affidarsi alla tecnologia per l’integrazione di soluzioni adeguate anche alle esigenze femminili. Che non sempre sono diverse da quelle maschili e incompatibili con quanto presente sul mercato sia chiaro, ma come sappiamo le odierne innovazioni sono in grado di personalizzare qualsiasi prodotto e servizio, e questa potrebbe essere un’occasione da non perdere per marketers e aziende.

Grazie ai sofisticati sistemi di intelligenza artificiale e alla raccolta di un’enorme mole di dati da parte dei sistemi di gioco, gli operatori possono monitorare le preferenze dei giocatori e acquisire precise informazioni sui propri utenti.

Profilando questi dati per genere, le piattaforme creano dei bonus personalizzati basati sulle diverse necessità dei vari gruppi di giocatori, inclusa la sempre più vasta categoria di giocatrici.

Le premesse per un netto miglioramento della situazione delle gamers donne, insomma, ci sono tutte. Si fa, dunque, largo una nuova epoca per il gaming, ben lontana dai tempi in cui la donna era solamente la principessa rinchiusa nella torre di un castello in attesa di essere salvata.