Covid19, come andremo al mare

Covid-19, in spiaggia ma al sicuro: proposte regione per regione

15 Aprile 2020 - di Claudia Montanari

ROMA – Nonostante l’isolamento dovuto all’emergenza da Covid-19, le belle giornate ci hanno ricordato che la stagione estiva è alle porte. Potremo andare al mare quest’anno, potremo fare viaggi nonostante il Covid-19? È la domanda che si stanno ponendo tutti. Nonostante ancora non ci siano risposte certe, le regioni stanno avanzando delle proposte e delle ipotesi. Vediamo quali sono regione per regione.

EMILIA ROMAGNA – Quando la stagione balneare potrà ripartire una nuova figura potrebbe fare la comparsa fra ombrelloni e lettini della riviera romagnola: lo steward da spiaggia. E’ questa infatti una delle soluzioni ipotizzate dalla Regione Emilia-Romagna con il compito di far rispettare le misure anti contagio da Covid-19.
Non si tratterebbe di un poliziotto che sanziona, ma di “una figura rassicurante con il compito di controllare il rispetto delle regole e dare consigli ai clienti”. Fra le altre misure allo studio c’è il servizio di pasti direttamente sotto l’ombrellone e magari nella stanza o nel balcone dell’hotel.
“Temi su cui è in corso – spiega l’assessore regionale al turismo Andrea Corsini – il confronto con gli operatori del settore. E su cui la stessa Regione è impegnata in questa fase in cui il contrasto all’emergenza sanitaria si sta affiancando al lavoro per programmare la riapertura di alcune filiere produttive”.

RIMINI – “Sono delle follie che ci indignano: sparate estemporanee di qualcuno che vuole farsi pubblicità quando ora i problemi sono ben altri”. È lapidario Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud che riunisce la gran parte degli stabilimenti balneari della città romagnola, nel definire la proposta che circola ultimamente di box in plexiglass per gli ombrelloni.
Proposte fatte “senza aver consultato le categorie – aggiunge Vanni – di gente che non sa neanche di che cosa parla. Chiunque conosca il turismo balneare sa benissimo che è improponibile chiudere una persone dentro un box di plexiglass sotto il sole d’estate quando ci sono 40 gradi”.
Non si tratta dell’unica proposta giunta alle orecchie dei ‘bagnini’ riminesi. Ci sono anche i tunnel igienizzanti attraverso cui le persone possono passare e gli erogatori lungo le pedane che spruzzano soluzioni disinfettanti. “Sicuramente – conclude il presidente – se ci saranno obblighi o situazioni in cui la categoria si potrà muovere per agevolare il turismo, le nostre organizzazioni sapranno dare le indicazioni giuste”

TRIESTE – I concessionari delle spiagge di Lignano Sabbiadoro si preparano alla fase 2 del Covid-19. I lavori di ripascimento della spiaggia, gestiti dalla Regione, erano già stati avviati prima dell’emergenza Coronavirus. “Ora dobbiamo capire se si considerano conclusi o se devono ripartire”, spiega Ardito. Solo a lavori ultimati i concessionari potranno cominciare a spianare la spiaggia per poi attrezzarla con ombrelloni. Tempo 3-4 settimane di lavoro per essere operativi. Chiedono anche di capire come si potrà riaprire la stagione: quali distanze tenere tra gli ombrelloni, quali prodotti utilizzare per sanificare docce e toilette e quali attività si potranno tenere aperte tra le aree giochi per i bambini e i tanti servizi solitamente attivi sulla spiaggia come pedalò, wind-surf e scuole nuoto.
“C’è voglia di fare la stagione, anche perché se non ripartiamo e non assumiamo i lavoratori stagionali anche loro come fanno? – conclude Ardito -. Punteremo sicuramente molto sulle prenotazioni on-line così da evitare file e contatti. E contiamo sul turismo interno, italiano. A Lignano ci sono molte seconde case di friulani e veneti. Credo che in molti sceglieranno di trascorrere qui le vacanze quest’anno”.

LIGURIA – La Liguria, prima Regione in Italia, permette ai balneari di tornare ad allestire gli stabilimenti, segnale di speranza e atto di necessità, visto il peso che ha nel pil regionale il turismo balneare. La Liguria lo ha permesso con un decreto del governatore Giovanni Toti che va oltre l’ultimo Dpcm. Il presidente ha anticipato uno dei temi della ‘ripartenza’ del Paese al tempo del coronavirus. Pensare a una estate senza ombrelloni in Italia è fantascienza. E mentre la Liguria guarda con ottimismo alla stagione dei bagni e del sole e comincia farsi bella, il tema dell’estate al mare si fa largo nel dibattito nazionale. I bagnini di Rimini, però la pensano in maniera opposta e sostengono che senza vaccino la stagione non parte. E poi definiscono “follia” l’idea di creare dei box in plexiglass tra gli ombrelloni. “Sono sparate di chi vuol farsi pubblicità”, afferma Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud che riunisce la gran parte degli stabilimenti balneari della città romagnola.
Tra la Liguria che si fa bella e i bagnini di Rimini che sognano il vaccino, c’è chi tra gli stabilimenti balneari della Romagna non rinuncia al business e affitta i lettini da spiaggia ai clienti con consegna a domicilio per utilizzarsi nei giardini di casa o sui balconi. Mentre anche in Abruzzo di pensa ai lavori in spiaggia.
Ad Alassio, meta storica del turismo balneare di molti piemontesi e lombardi, si respira un cauto ottimismo e si accoglie favorevolmente l’apertura di Toti per tornare ad allestire i ‘bagni’ nonostante il Covid-19. “Avevamo bisogno di questa apertura. Qualcuno si sta già muovendo, ma molti partiranno dopo il 4 maggio. In 15 giorni un bagno piccolo si monta, per uno grande ne servono 40. E da noi c’è anche da riparare i danni delle mareggiate”, spiega Emanuele Schivo, titolare del bagno Bernardino e presidente dell’associazione ‘Bagni marini’ che rappresenta il 99% degli stabilimenti alassini. Allora via alla tinteggiatura e alla sistemazione di chioschi e cabine. “Lo facciamo con speranza e con l’auspicio che alla metà o alla fine di giugno si possa essere nella Fase 3 e si possa stare in spiaggia rispettando le norme di sicurezza”, dice Schivo.
Alassio non vuol sentire parlare di meno ombrelli sull’arenile, di box in plexiglass, di meno cabine, di fasce perimetrali. “Idee fantasiose. Ciò che conta è l’indicazione dell’Oms: 4 persone in 10 metri quadrati e su questo organizzeremo il bagno. Io sono cauto, non parlerei di limitazioni. La stagione entrerà nel vivo in Fase 3 e sono convinto che riusciremo a salvarla, magari allungandola fino a ottobre”. Sarà comunque una stagione anomala, ma Schivo pensa positivo. “Si può sperare”. E intanto la spiaggia ‘mangiata’ dalle mareggiate è tornata al suo posto.

SARDEGNA  –La pandemia porta l’industria turistica della Sardegna a ripensare la destinazione Sardegna e il modo di promuoverla. Da Santa Teresa di Gallura parte la sfida per la fine della crisi. Spiagge, ristoranti, strutture ricettive, rapporto con le comunità ospitanti: il Covid-19 ridisegna le regole dell’accoglienza e spinge per un turismo basato su natura, ambiente, salubrità, tempi lenti. Stefania Taras, assessora comunale del Turismo, propone il “Manifesto della Sardegna resiliente”. “Il messaggio – spiega – sarà che in Sardegna sono possibili vacanze sicure e rigeneratrici”. L’obiettivo, da cogliere al volo dopo tanti tentennamenti, è quello di “costruire un modello più attento e che valorizzi di più l’ambiente”. Contro il Covid-19 dunque distanziamento in spiaggia e nei locali, riorganizzazione di strutture e servizi, sanificazione, il turismo trasformato in esperienza anziché trasformare la vita della comunità ospitante. “E la sanità che diventa una priorità”, è il primo punto del Manifesto post-pandemia. I numeri sono da emergenza sociale. Per l’Osservatorio sui bilanci 2018 delle srl del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, nel 2020 in Sardegna il fatturato del settore avrà un crollo di 514milioni di euro: 325milioni le strutture ricettive e 188milioni la ristorazione. Il lockdown è stato un male necessario, ma il danno è enorme. Dalla Costa Smeralda parte il messaggio carico di ottimismo di Franco Mulas, area manager di Marriott Costa Smeralda: in un’intervista rilasciata a La Nuova Sardegna annuncia che l’esclusiva destinazione per vacanze nel lusso è “pronta a ripartire da giugno”. Nel sud Sardegna, invece, il dopo emergenza si chiama “Per”, Progetto etico di rinascita che guarda al web, coinvolge Cagliari e Villasimius e propone le relazioni di vicinato, la solidarietà e l’etica del fare impresa in alternativa ai colossi del commercio online. La scienza frena. “E’ esclusa la trasmissibilità del virus in ambiente marino, ma ogni previsione è prematura”, avverte Stefano Vella, medico infettivologo, scienziato e componente del comitato tecnico-scientifico che supporta la Regione Sardegna. “Per fare previsioni serve ancora qualche mese – ritiene – ad aprile e maggio si acquisiranno i dati per capire se davvero il virus se ne sta andando”. Secondo Vella, “la scarsa densità abitativa ha aiutato la Sardegna”, ma col distanziamento, le mascherine e altre precauzioni “bisognerà convivere ancora a lungo” e fare previsioni adesso “è azzardato”. Tra l’altro, è il monito dello scienziato, col turismo “si rischia la reinfezione: prima abbattiamo il virus”.

Foto in evidenza by Ilenia F. on Unsplash