Mara Venier, Simona Ventura a l'Isola? "Le voglio bene ma..."

Mara Venier, Simona Ventura a l’Isola? “Le voglio bene ma…”

8 Marzo 2016 - di Silvia_Di_Pasquale

Mara Venier, Simona Ventura a l’Isola dei famosi? “Le voglio bene ma non farò sconti”. Queste le parole dell’opinionista del reality al Tgcom24. Le due donne si conoscono da tanti anni, inoltre, il compagno della naufraga è il figlio dell’uomo cui  legata sentimentalmente Mara. Insomma, sono legate da un rapporto di quasi parentela. Come ti comporterai con Simona Ventura, amica e compagna del figlio di tuo marito?

“Simona è una persona alla quale voglio bene. Devo dirti la verità, l’unico pensiero e l’unica suggestione che mi viene in mente è che io spero che lei stia bene e che faccia una bella Isola. Perché se la dovessi vedere in difficoltà soffrirei un po’. E’ bella agguerrita, vuole vincere e si gioca molto”.

Ma se sbaglia sei pronta a criticarla davanti a tutti?
“Certo. Noi siamo amiche vere, e tra amiche bisogna dirsi tutto. Ci conosciamo da trent’anni, abbiamo avuto un periodo in cui noi due abbiamo avuto un problema, ma legato al fatto che nessuna delle due si parlava. E’ bastato incontrarci e senza neanche parlare, guardandoci negli occhi, ci siamo ritrovate. Quindi se c’è qualcosa che non mi piace lo dirò, senza sconti”.

Lo scorso ottobre Mara Venier, intervistata da Alessandra Menzani per Liberoquotidiano, ha svelato alcuni dettagli delle sue passate storie d’amore, confermando anche che il giornalista Piero Marrazzo aveva preso una cotta per lei. Su di lui Mara ha detto:

“Un grande amico, ma è vero: lo vedevo nei corridoi della Rai quando io conducevo Domenica in e lui lavorava nella squadra del Tg2: si vedeva chiaramente che aveva preso una sbandata per me”.

Quest’ultima ha poi fatto chiarezza sul rapporto con l’ex, Jerry Calà:

“Eravamo due ragazzi, lui era un discolaccio, birichino. Gli facevo il pesce finto e lui mangiava subito la testa e la coda. Una volta mi disse: “Vado a Milano perché devo vedere il commercialista”. Qualche giorno dopo, vado dal giornalaio e lo vedo su una rivista: era in una discoteca abbracciato a una bonazza, che dopo poco scoprii essere un trans. “Eccolo qui il tuo commercialista”. Quando ho chiuso, gli dissi: per un anno non mi chiamare. Lo fece. E poi siamo diventati inseparabili amici. Oggi è una persona importante per me, uno di famiglia”.