Si sposa per nascondere che è gay: uccide la moglie pochi mesi dopo le nozze

Si sposa per nascondere che è gay: uccide la moglie pochi mesi dopo le nozze

19 Marzo 2014 - di Claudia Montanari

WALSALL (GB) – Un matrimonio combinato solo per compiacere la propria famiglia. Un uomo ha ucciso la moglie pochi giorni dopo le nozze. Il triste epilogo di un matrimonio per lui “fasullo“, fatto solo per nascondere la propria omosessualità che ha portato alla morte di una donna innocente.

La drammatica storia arriva da Walsall, in Gran Bretagna e la riporta il Daily Mail.

Jasvir Ram Ginday ha prima strangolato la moglie Varkha Rani, 24 anni, e poi ha cercato di distruggere i resti della donna in un inceneritore. La coppia si era sposata con una sontuosa cerimonia in India nel marzo scorso, tuttavia, secondo quanto riporta il Daily Mail, Ginday, 30 anni, avrebbe confidato anni prima a un amico che era gay.

In questi giorni sta avendo luogo il processo e stanno emergendo particolari tristi ed agghiaccianti in merito alla vicenda. Secondo quanto si legge sul Daily Mail sembra che l’uomo avrebbe viaggiato lungo il subcontinente indiano con la madre al fine di trovare una sposa adatta a lui e che avrebbe incontrato diverse donne prima che un uomo conosciuto da entrambe le famiglie, o presentasse a Varkha.

Il Procuratore Debbie Gould ha detto alla giuria che la coppia si sarebbe fidanzata al termine di un incontro durato diverse ore, dove era presente anche la famiglia di Varrka, che aveva giudicato l’uomo

un partner perfetto per la sua intelligenza, ben educato, e anche attraente per la loro giovane figlia”.

La sposa, che aveva preso la laurea e un master in scienza e tecnologia dell’informazione in India, si era trasferita nel Regno Unito per vivere con Ginday nel mese di agosto dopo aver ottenuto un visto.

Eppure, solo 1 mese più tardi, i resti della donna sono stati rinvenuti dalla polizia nel giardino sul retro della casa che condividevano con gli altri membri della famiglia Ginday.

Secondo quanto detto dal procuratore sembra che l’uomo, dopo aver ucciso la moglie, avrebbe costretto il suo corpo in un inceneritore di metallo in un vicolo vicino alla loro abitazione. L’uomo ha poi chiamato la polizia quel giorno stesso per segnalare la scomparsa della donna, sostenendo che si fosse allontanata dopo averlo aggredito e che lo aveva sposato solo per ottenere il visto al fine di entrare nel Regno Unito.

La Gould ha detto:
“La sua intenzione era di giocare il ruolo della vittima, con la certezza di poter contare sul suo status coniugale come una scusa permanente per non avere un altro rapporto con una donna … in questo modo la sua onorabilità e quella della sua famiglia sarebbe stata assicurata”
La donna, d’altro canto, ha aggiunto il procuratore era “in tutti i sensi una straniera in terra straniera” che dopo il suo arrivo in Gran Bretagna si trovava sola e senza amici.
Il procuratore ha aggiunto:
“Il suo matrimonio è stato motivato dal desiderio di compiacere i genitori e nascondere loro la sua omosessualità. Nel corso degli anni l’imputato è entrato in contatto con chat gay dove ha scritto della sua sessualità, si è creato una rete di amici gay e ha frequentato locali gay nella zona di Birmingham”.
Il terribile giorno dell’omicidio, il 12 settembre, la coppia si trovava da sola nella loro casa a Walsall. Quel pomeriggio, i vicini avevano visto il fumo e paragonato l’odore che sentivano a quello che proviene da un forno crematorio. Quando un residente preoccupato aveva bussato alla porta di Ginday, lui aveva affermato che stava semplicemente bruciando della spazzatura. La polizia aveva perquisito la proprietà dopo che il Ginday aveva denunciato la moglie come persona scomparsa, ma non c’erano sue tracce in giardino. Erano tornati la sera successiva, dopo che i vicini avevano riferito di aver visto del fumo nero per il secondo giorno consecutivo. Anche se Ginday aveva tentato di distruggere il corpo di sua moglie, una poliziotta aveva “sollevato il coperchio dell’inceneritore e sul fondo aveva visto un teschio umano, quasi completamente carbonizzato”.
Durante le indagini è emerso che sul computer dell’uomo qualcuno aveva cercato online inceneritori durante tutto il mese precedente alla morte della donna. Inoltre, le immagini delle telecamere a circuito chiuso di un distributore di carburanti, avevano immortalato Ginday che riempiva una bottiglia con la benzina poche ore prima che il corpo venisse scoperto. I patologi successivamente avevano confermato che i resti umani erano che della signora Rani e che era morta da strangolamento causato dal tubo dell’aspirapolvere che le era stato conficcato nella gola.

Il padre della donna, Surjit Singh ha detto alla giuria non aveva idea che suo genero fosse gay, e non sapeva nemmeno il significato del termine.

Ha poi aggiunto di essere “sconvolto e angosciato” dopo che la polizia britannica glielo aveva spiegato, e che sua figlia non ne era al corrente.

Ginday, nel frattempo, ha negato l’accusa di omicidio premeditato, ma ha ammesso che si è trattato di un omicidio colposo.

Il processo non si è ancora concluso e continuerà nelle prossime settimane.