Lloyd’s, rivoluzione rosa: una donna al comando dopo 325 anni di storia

Lloyd’s, rivoluzione rosa: una donna al comando dopo 325 anni di storia

17 Dicembre 2013 - di Claudia Montanari

LONDRA – Dopo 325 anni di storia dell’azienda, per la prima volta i Lloyd’s di Londra hanno nominato una donna come “Ceo”, ovvero come amministratore delegato. È una vera e propria rivoluzione rosa, visto che in più di 3 secoli dalla nascita dell’azienda mai una donna aveva fatto capolino ai vertici dell’azienda. Non solo, fino agli anni ’70 tra i brokers della Lloyd’s non figurava una sola donna.

Lei si chiama Inga Beale, ha 50 anni, single, da sempre cresciuta nel ramo della finanza fino a riuscire ad occupare una delle poltrone più ambite nel settore. Si legge su Repubblica:

“L’arrivo di una donna al vertice della compagnia di assicurazioni nata in un coffee shop londinese nel 1688 per aiutare i mercanti dell’epoca ad assicurare le navi che spedivano in giro per il mondo è una svolta. Il 37 per cento dei dipendenti dei Lloyd’s oggi sono di sesso femminile, ma nel consiglio di amministrazione c’era una sola donna su dodici membri (ora con lei diventeranno due). Rare sono le manager al comando di un’azienda di simili proporzioni: fra le Ftse 100, le cento maggiori società quotate alla Borsa di Londra, spiccano soltanto Carolyn McCall, ad della EasyJet, Alison Cooper dell’Impoerial Tabacco e Angela Ahrendts della Burberry, che è in procinto di lasciare per assumere l’incarico di vicepresidente della Apple in California. La nomina della Beale coincide con la decisione del ministro delle Attività Economiche Vincent Cable di obbligare le aziende dell’Ftse 100 ad avere una rappresentanza femminile di almeno il 25 per cento nei loro consigli di amministrazione entro il 2015”

Come si legge su Repubblica, la Bale ha dichiarato:

“Penso che una donna faccia la differenza in un’azienda. Penso che sia un bene avere diversità al vertice di un managment, penso che la diversità aiuti a prendere decisioni migliori”. Per parte sua, come consiglio alle donne, suggerisce che lavorare duramente non basta, purtroppo: “Bisogna occuparsi anche della propria immagine, dell’esposizione pubblica e perfino dello small talk”, le chiacchiere che si fanno a fine riunione. Le donne in genere quando una riunione finisce se ne vanno via subito e tornano a buttarsi su tutte le cose che hanno da fare, osserva, mentre gli uomini restano lì a scambiare due parole del più e del meno e anche questo aiuta a fare carriera. La sua filosofia manageriale? “Far chiudere il becco alla gente che sbraita per permettere agli altri di dare il proprio contributo”.