La vie d’Adele, a Cannes vince la storia lesbo. E la “diversità”, finalmente, diventa normalità

27 Maggio 2013 - di Claudia Montanari

CANNES – È il film “La vie d’Adele” del regista tunisino Abdellatif Kechiche ad aggiudicarsi la Palma d’oro del 66esimo festival di Cannes.

La pellicola, basata sul graphic novel “Le Bleu est une couleur chaude” di Julie Maroh, racconta la storia d’amore omosessuale tra una ragazza di 15 anni e una giovane donna. Le protagoniste del film, le attrici Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux, sono state premiate per le loro interpretazioni in via eccezionale dalla giuria, ritirando  la Palma D’oro assieme al regista.

La giuria di Cannes, dunque, questa volta ha premiato la diversità. In una società come la nostra, aperta ma in misura direttamente proporzionale a quanto è chiusa, il focus è incentrato sulla ricerca della normalità in un qualcosa definito spesso come anormale.

“Dedico questo premio alla bella gioventù di Francia che ho incontrato durante la lunga lavorazione del film e che mi ha insegnato cos’è lo spirito della libertà e del vivere insieme — ha esorditoKechiche —. Lo dedico anche a un’altra bella gioventù, quella della rivoluzione tunisina, che si è battuta per poter vivere, esprimersi e amare liberamente”.

Giuseppina Manin scrive su : “In questo senso La vie d’Adèle è un manifesto. Amoroso, erotico, politico. Tanto più significativo perché decorato con la Palma nello stesso giorno in cui a Parigi si manifestava contro i matrimoni gay da poco legalizzati”.

Tre ore di film che volano, come il vento. Tre ore di film in cui conosciamo la protagonista Adele. Turbolenta, insoddisfatta, lascia la scuola e conosce Emma. Si frequentano e superano insieme gli ostacoli e le ritrosie, tutti quei muri che si sollevano davanti ad una coppia omosessuale e tutti quei momenti difficili di un rapporto sentimentale che difficilmente viene lasciato in pace. Non vi è banalità, nel film, non scivola mai sui luoghi comuni, il regista.

Giuseppina Manin scrive: “Quell’amore lesbico, raccontato con le immagini più esplicite mai apparse sugli schermi e pur mai scandalose, ha reso palese quant’è cambiato il mondo e il cinema. A darne la misura la sequenza mostrata un attimo prima di La donna che visse due volte, con il bacio tra Kim Novak e Jimmy Stewart tanto appassionato quanto invisibile. Perché ai tempi non era ammissibile nessun contatto tra le labbra. Quelle di Kim Novak adesso sono purtroppo irriconoscibili, ma la standing ovation è arrivata comunque quando lei è comparsa per consegnare il Gran premio della giuria ai Coen per il musicale Inside Llewyn Davis. Ritirato dal protagonista Oscar Isaac in assenza dei due registi fratelli”.

Le lunghe scene di sesso che inebriano il film, che lavorano molto di fotografia per evitare di cadere nella pornografia, nella ingenua e meravigliosa inesperienza e titubanza di Adele, si nasconde una bravura filmica che mai prima d’ora si era vista nel regista, che ha portato il film a ricevere uno dei premi più ambiti dell’anno.

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