Dolce&Gabbana

Dolce&Gabbana: a giudizio per evasione fiscale

8 Giugno 2012 - di Claudia Montanari

MILANO – Domenico Dolce e Stefano Gabbana dovranno affrontare un processo davanti al Tribunale di Milano in relazione ad una presunta maxi-evasione fiscale da circa 1 miliardo di euro. L’8 giugno il gup di Milano Giuseppe Gennari ha ordinato ai pm milanesi di formulare la citazione diretta a giudizio per i due stilisti e per altri sei imputati. Il gup ha accolto la richiesta dell’Agenzia delle Entrate che chiedeva la citazione diretta, perche’ gli imputati sono accusati di reati fiscali e non piu’ anche di truffa.

Ai due fondatori del marchio di moda viene contestata una presunta evasione fiscale da circa 420 milioni di euro a testa, a cui si sommano, secondo l’accusa, 200 milioni di euro di imponibile evaso riferibili alla societa’ di diritto lussemburghese ‘Gado’. Secondo l’accusa, attraverso l”esterovestizione’ di questa società, a cui arrivavano i proventi derivanti dallo sfruttamento dei marchi del gruppo, sarebbe stata realizzata la maxi-evasione, con tasse pagate in Lussemburgo e non in Italia.

Il 1 aprile del 2011 il gup di Milano Simone Luerti aveva prosciolto dalle accuse di evasione fiscale e truffa sia Dolce e Gabbana che gli altri sei imputati, tra cui alcuni manager del gruppo, perche’ in sostanza, secondo il giudice, non era stato superato il confine che porta al rilievo penale e dunque al massimo si poteva trattare di elusione fiscale. La Cassazione pero’, lo scorso novembre, ha annullato il proscioglimento dalle accuse per i reati fiscali (ma ha mantenuto l’assoluzione per il reato di truffa) ed ha rinviato il procedimento davanti a un nuovo gup.

I pm Laura Pedio e Gaetano Ruta hanno riformulato l’imputazione nella quale sono rimasti solo i reati di dichiarazione infedele dei redditi e omessa dichiarazione. Si e’ arrivati all’udienza di oggi nella quale la parte civile Agenzia delle Entrate ha chiesto la citazione diretta a giudizio per i reati fiscali contestati, richiesta oggi accolta dal gup. Dunque, la Procura di Milano la settimana prossima formulera’ la citazione diretta a giudizio e gli imputati finiranno a processo davanti al Tribunale.

Gli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana devono rispondere di ”accuse”, ossia reati fiscali, che “non prevedono il passaggio dell’udienza preliminare” e quindi devono andare a processo con “citazione diretta a giudizio”, senza il ‘filtro’ dell’udienza preliminare. Lo scrive il gup di Milano, Giuseppe Gennari, nella sua ordinanza letta oggi in aula.    Il giudice nel suo provvedimento spiega infatti che ai due fondatori della multinazionale della moda non e’ piu’ contestato, cosi’ coma ha stabilito la Cassazione, il reato di truffa e quindi questo ”procedimento” a carico loro e di altri sei imputati ”non avrebbe mai dovuto essere portato davanti al giudice dell’udienza preliminare”.

Il giudice ha accolto l’istanza per la citazione diretta a giudizio presentata dall’avvocato Gabriella Vanadia, che rappresenta l’Agenzia delle Entrate, parte civile. Richiesta alla quale si erano opposti i difensori degli imputati, tra cui i legali Massimo Dinoia e Giuseppe Bana. I pm Pedio e Ruta, invece, dopo aver riformulato l’imputazione (mantenendo i reati fiscali e escludendo la truffa, cosi’ come deciso dalla Cassazione), si erano rimessi alla valutazione del giudice.    ”Il reato che giustificava la richiesta di rinvio a giudizio – scrive il gup Gennari – ossia la truffa aggravata ai danni dello Stato e’ stato a giudizio insindacabile della Corte erroneamente contestato”. Dunque, aggiunge il giudice, il nuovo procedimento ordinato dalla Cassazione non avrebbe mai dovuto passare per il ‘filtro’ dell’udienza preliminare. ”Se poi i pm modificano radicalmente le accuse – si legge ancora nell’ordinanza – e queste accuse non prevedono il passaggio dell’udienza preliminare” gli atti devono essere trasmessi alla Procura ”per la citazione” a processo.

L’inchiesta sulla presunta maxi-evasione era nata nel 2007 a seguito di una verifica fiscale sull’anno di imposta 2004 e per dichiarazioni dei redditi del 2005. Da quanto si e’ saputo, la prescrizione dei reati dovrebbe scattare verso la fine del 2012. Nell’aprile 2011 i due stilisti e gli altri imputati erano stati prosciolti da un altro gup da tutte le accuse “perché il fatto non sussiste”. La Suprema Corte, pero’, il 23 novembre scorso, ha stabilito che “il comportamento elusivo (l’elusione fiscale, ndr) non può essere considerato tout court penalmente irrilevante”. E ciò anche se nell’ordinamento italiano, aveva chiarito in sostanza la Cassazione, l’elusione fiscale non è espressamente prevista come reato penale.