Dichiaravano "cashmere" ma erano peli di topo: denunciati in 14

Dichiaravano “cashmere” ma erano peli di topo: denunciati in 14

4 Febbraio 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Capi d’abbigliamento venduti come cashmere ma in realtà composti da un misto di acrilico, viscosa, peli di topo e altri animali.

La Guardia di finanza di Livorno e di Roma ha sequestrato oltre un milione di capi e il blitz ha portato alla denuncia di 14 persone di nazionalità cinese per frode in commercio.

Le indagini sono partite circa un anno fa, dopo un controllo effettuato dai finanzieri in un negozio di Rosignano Marittimo gestito da una coppia di cittadini cinesi e si sono chiuse nei giorni scorsi con una ventina di perquisizioni in diverse aziende nell’hinterland di Roma e nelle abitazioni dei relativi amministratori, tutti di origine cinese.

A Rosignano i militari avevano notato alcuni capi di maglieria esposti in vendita, con etichette riportanti la dicitura “cachemire“, ad un prezzo non congruo. I finanzieri avevano quindi fatto analizzare i tessuti al laboratorio chimico dell’Agenzia delle dogane. I capi d’abbigliamento non erano assolutamente cachemire ma composti da un misto di acrilico, viscosa, poliestere e persino di peli di topi ed altri animali.

Le Fiamme gialle sono poi risalite al fornitore dei capi di abbigliamento, un grossista di Sesto Fiorentino (Firenze), di fatto distributore per tutta l’Italia centrale di prodotti tessili ‘made in China’. Quest’ultimo riforniva anche molti negozi della provincia di Livorno, gestiti anch’essi da cinesi, che erano stati  nel tempo sottoposti ad analoghi controlli di polizia in materia di ‘sicurezza dei prodotti’. Le indagini hanno infine consentito di individuare i fornitori del grossista fiorentino: cinque società con sede a Roma.