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Coronavirus, perché si diffonde così in fretta e quando si è già contagiosi

15 Aprile 2020 - di Claudia Montanari

ROMA – Il Coronavirus Sars-CoV-2 è ormai una vera e propria pandemia e, da quanto è iniziato a comparire in tutto il mondo sono moltissime le domande che vengono poste alla comunità scientifica. Da quando si è già contagiosi? E perché il Coronavirus sembra diffondersi così rapidamente? A queste due domande sembra aver risposto un recente studio, secondo cui a favorire la diffusione del Coronavirus potrebbe aver contribuito una sua particolarità, ovvero il fatto che i pazienti possono iniziare a trasmettere il virus già 2-3 giorni prima della comparsa dei sintomi. In sostanza, si è già contagiosi quando ancora non si sta male e, quindi, non è facile evitare il contagio in quanto senza sintomi si tende a muoversi più liberamente e senza troppe precauzioni.

A suggerirlo è uno studio di modellizzazione pubblicato su ‘Nature Medicine’ dal team di Eric Lau dell’Università di Hong Kong, Centro collaboratore dell’Organizzazione mondiale della sanità per l’epidemiologia e il controllo delle malattie infettive.

Gli esperti hanno analizzato i modelli temporali della diffusione virale in 94 pazienti con Covid-19 ricoverati al Guangzhou Eighth People’s Hospital in Cina. Gli studiosi hanno dedotto che la contagiosità è iniziata in media circa 2 giorni e mezzo prima della comparsa dei sintomi e ha raggiunto il picco 0,7 giorni prima della loro manifestazione. Secondo le stime dei ricercatori, ben il 44% dei casi secondari sarebbe stato infettato durante la fase pre-sintomatica. Infine la contagiosità si è ridotta rapidamente entro 7 giorni. Pur evidenziando alcuni limiti della ricerca, perché gli stessi autori ammettono che potrebbe esserci un ritardo nel riconoscimento dei primi sintomi, lo studio mette in luce un periodo ‘finestra’ in cui un paziente è già contagioso pur senza sapere di essere malato.

Di conseguenza, risulta chiaro come le misure che scattano nel momento in cui compaiono i sintomi possono avere un effetto ridotto nel riuscire a controllare la diffusione del virus.