Barbie con sindrome di Down

Arriva la Barbie con sindrome di Down, ma è la più criticata di sempre

27 Aprile 2023 - di Claudia Montanari

La Mattel lancia la prima Barbie con sindrome di Down, realizzata con l’intento di consentire a un numero ancora maggiore di bambini e bambine di vedersi riflessi in Barbie, oltre che a far sì che Barbie rifletta sempre più il mondo che li circonda. Tuttavia, l’iniziativa ha suscitato non poche polemiche sul web. Vediamo cosa è successo.

Luca Trapanese e in sua figlia Alba sono gli ambassador italiani della prima Barbie con sindrome di Down, lanciata dal colosso Mattel all’interno della linea Barbie Fashionistas, creata con un obiettivo sempre maggiore di inclusività. La bambola Barbie con sindrome di Down, che indossa una collana che rappresenta il 21esimo cromosoma, ha lo scopo di ispirare tutti i bambini e le bambine a raccontare sempre più storie attraverso il gioco

La storia di Luca e Alba

Luca è il padre single di Alba, una bambina con sindrome di Down adottata nel 2018. Da sempre impegnato nel sociale, ha fondato A ruota Libera Onlus, La Casa di Matteo e da molti anni porta avanti una serie di progetti legati alle disabilità. È autore di Nata per te, libro che racconta con empatia e gioia la storia dell’adozione di Alba e la loro storia insieme come famiglia.

Con la Barbie con sindrome di Down la Mattel punta all’inclusività

Barbie con la sindrome di Down va ad ampliare la linea Fashionistas che cerca di rappresentare la complessità delle persone. Dalla Barbie ‘curvy’ fino ad arrivare, in anni più recenti, alla bambola non udente, quella sulla sedia a rotelle e quella con una protesi alla gamba.

L’originale, lanciato nel 1959, aveva gambe lunghe, una vita sottile e capelli biondi fluenti. Secondo uno studio dell’università del South Australia c’era una possibilità su 100.000 che una donna avesse le sembianze di una Barbie. Da qui la battaglia di diverse organizzazioni per una bambola più rappresentativa delle donne reali. Nel 2016 sono uscite Barbie Curvy, Barbie Tall e Barbie Petite, oltre a diverse tonalità della pelle per rappresentare etnie diverse.

In questo caso, Mattel ha assicurato di aver lavorato a stretto contatto con la National Down Syndrome Society (NDSS) americana per garantire che la bambola rappresentasse accuratamente una persona con la sindrome di Down.

La Barbie indossa anche una collana rosa che rappresenta le tre punte del 21esimo cromosoma, quello che causa la sindrome. “Questo significa molto per la nostra comunità, che per la prima volta può giocare con una bambola Barbie che le somiglia”, ha dichiarato la presidente dell’associazione, Kandi Pickard.

Tante le polemiche sull’iniziativa

Nonostante i lodevoli intenti della Mattel, a molti sul web non è piaciuta questa iniziativa. Seppur applaudendo la decisione, molti hanno criticato la scelta. Per esempio, un utente ha scritto in merito all’ortosi (rappresentata nella Barbie con sindrome di Down):

“Avendo una figlia con la sindrome di Down, sono felice di questa bambola che spero di poter avere, ma le ortosi? Non tutte le persone con sindrome di Down ne hanno una! È un po’ riduttivo credo”.

Molti si chiedono se questa sia la strada giusta verso l’inclusività o se non faccia altro che accentuare le disabilità:

“Ma non è che l’inclusione a ogni costo, alla fine, sortirà effetti opposti?” e ancora “Non mi sembra una grande idea…in questo modo non si accentua ancora di più una disabilità? Perché rimarcare un qualcosa che potrebbe passare come normalità se nessuno la rimarcasse?”.

Inoltre, molti si chiedono se questa iniziativa della Mattel non sia altro che una trovata pubblicitaria e di marketing travestita da inclusività.