8 marzo, per la parità di genere servono ancora 300 anni

8 marzo, per la parità di genere servono ancora 300 anni

8 Marzo 2023 - di Silvia_Di_Pasquale

Per raggiungere la parità di genere tra uomini e donne servono ancora 300 anni. A lanciare l’allarme è stato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ne ha parlato davanti ai leader mondiali in vista della Giornata internazionale della donna dell’8 marzo.

Lo scorso sei marzo si è aperta la riunione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne (CSW) per affrontare le disuguaglianze, la violenza e la discriminazione che le donne continuano ad affrontare in tutto il mondo. All’ordine del giorno dei lavori, che si concluderanno il 17 marzo, l’accesso limitato delle donne alla tecnologia, la sproporzionata violenza online, la sotto-rappresentazione e i pregiudizi di genere nelle industrie tecnologiche.

“L’uguaglianza di genere è sempre più lontana – ha detto Guterres – Sulla base del percorso attuale Un Women (l’organismo delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne) stima che manchino 300 anni. Insieme, combattiamo chi combatte i diritti delle donne, la misoginia, e andiamo avanti per le donne, le bambine e il nostro mondo”.

Diritti delle donne minacciati in tutto il mondo

Il segretario generale delle Nazioni Unite ha sottolineato che “i diritti delle donne vengono abusati, minacciati e violati in tutto il mondo” e “i progressi fatti da decenni stanno scomparendo davanti ai nostri occhi”. I punti critici sono in particolare la mortalità materna, l’esclusione delle ragazze dalla scuola e le bambine costrette a matrimoni precoci.

Pauline Tallen, ministra nigeriana degli Affari delle donne e dello sviluppo sociale ha commentato: “Le tecnologie digitali hanno il potenziale per accelerare i progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile, consentendo la creazione di nuove opportunità, tra le altre cose, per l’istruzione, la salute, l’agricoltura e l’imprenditorialità”.

Dal canto suo, Katrín Jakobsdóttir, prima ministra islandese, ha detto: “Se non abbiamo dati sulle donne e se gli algoritmi sono progettati principalmente da uomini, il rischio è che le nuove tecnologie rendano il nostro mondo ancora più diseguale”. (Fonte Ansa e Euronews).