Cappuccetto rosso passion: la vera storia della bimba non indifesa

Cappuccetto rosso passion: la vera storia della bimba non indifesa

1 Settembre 2014 - di Claudia Montanari

ROMA – Nell’immaginario dei bambini e delle favole è da sempre una bambina innocente e indifesa. Per lo star system, invece, tutto cambia: altro che ingenua, Cappuccetto Rosso diventa simbolo di passione e irriverenza peccaminosa.
Dopotutto accade a scadenza regolare: sarà per l’eterno binomio bestia-donna che si presta facilmente ad una rilettura erotica, sarà l’immagine emblematica dell’innocenza della bimba, la favola di Cappuccetto Rosso è quella che ciclicamente viene ripescata e utilizzata in chiave sexy e peccaminosa. Perché, diciamolo, la favola di Cappuccetto Rosso così come la conosciamo tutti non la racconta proprio giusta. Libri e ricerche infatti più volte hanno spiegato che esistono versioni differenti di Cappuccetto Rosso e che la piccola bimba, probabilmente, non era così innocente come abbiamo sempre creduto. Catherine Orenstein, nel suo libro “Little Red Riding Hood Uncloaked” mette in luce un lato rosso eros di questa fiaba rivelando per la prima volta intrighi sessuali e ambiguità morali dell’ormai emblematico viaggio di Cappuccetto Rosso attraverso il bosco e mostra in che modo, dalla scuola materna in poi, le fiabe influenzino la nostra visione del mondo.
Il rosso diventa il colore della passione e del peccato e Cappuccetto Rosso non è più una bimba ingenua ma una ragazza che viene mandata nel bosco dalla mamma che, prostituta non per scelta ma per necessità, per allontanare la figlia da casa la manda spesso dalla nonna. Un giorno un cliente, intravista la bella bimba, chiede alla madre di poterla fare sua e la donna, spinta da motivi economici, accetta ma alla condizione che l’evento sarebbe accaduto solo quando Cappuccetto Rosso sarebbe diventata maggiorenne. Quel giorno arriva ed ecco che la mamma mette in guardia la ragazza:

“Ora che sei grande devo metterti in guardia da certe cose. Quando attraverserai il bosco potresti incontrare il lupo cattivo. Se ciò accadesse tu non aver paura, fai tutto quello che lui ti dice altrimenti potresti trovarti in guai seri… mi raccomando”

La mamma di Cappuccetto Rosso si era già messa d’accordo con l’uomo e aveva concordato le modalità dell’incontro con la ragazza: lui si sarebbe messo nel letto della nonna (che era stata allontanata da casa con una scusa) e avrebbe consumato l’amore con la ragazza.
Insomma, una versione completamente diversa da quella cui siamo abituati noi e che la giornalista Orenstein mette in luce nel suo libro. Del resto la Orenstein da sempre è determinata a vedere archetipi anche nei luoghi più improbabili. Per esempio la giornalista più volte ha sostenuto che la popolarissima serie tv Sex and The City “ricicli ripetutamente temi fiabeschi”. Certo, l’alto livello di potenza sessuale e moderna che emanano le 4 protagoniste della serie può far nascere molti dubbi. La Orenstein, tuttavia, ha molti esempi a favore. Lei sostiene, ad esempio, che quando Carrie corre per prendere il traghetto per Staten Island nella terza stagione “perendo la sua scintillante Jimmy Choo lungo la strada” la scena ricorda palesemente Cenerentola quando perde la sua scarpetta a mezzanotte.

Detto questo, la “nuova” versione della favola di Cappuccetto Rosso merita indubbiamente uno studio… anche se, dopo aver letto il libro della Orenstein, probabilmente ci penseremo due volte prima di raccontare la fiaba di Cappuccetto Rosso ai nostri pargoletti.

 

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