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Tacchi con chicchi di caffè e corpetto con buccia d’arancia: nuova moda eco bio

7 Marzo 2012 - di Claudia Montanari

Mentre grandi Maison di Moda si confrontano sulle passerelle della settimana della moda parigina, un gruppo di studenti dell’università di Kingston a Londra sta cercando di produrre accessori ed abbigliamento di lusso ad emissioni zero, utilizzando materiali naturali e biodegradabili.

L’industria della moda ha infatti un impatto ambientale elevato, la fabbricazione di fibre sintetiche come il poliestere per ogni chilogrammo prodotto genera quasi cinque volte l’anidride carbonica necessari a produrre un’equivalente quantità di cotone o due volte quella necessaria per produrre un chilo di canapa.

Non andiamo meglio sul fronte dei rifiuti: ogni anno più di un milione di tonnellate di prodotti tessili va in discarica e solo il 25% può essere riciclato. L’iniziativa degli studenti di Kingston è stata sponsorizzata dalla InCrops, una fondazione no-profit con sede nell’università dell’East Anglia che chiesto la realizzazione di disegni che mettessero in evidenza l’uso di materiali naturali e riciclabili da usare per cerazioni di moda a basso o nullo contenuto di emissioni di carbonio.

E così sono nati i tacchi a spillo fatti da gusci di pistacchio e chicchi di caffè o il corpetto a base di buccia d’arancia profumata ed i gioielli in plastica biodegradabile.

“L’interesse della InCrops nel settore del lusso, ci ha consentito di riuscire a progettare soluzioni di moda eco compatibile, facendoci vincere un’ideale sfida contro i professionisti del lusso che non sono ancora riusciti a stabilire un buon rapporto tra moda ed ambiente”, ha commentato Nancy Tilbury, Direttore del Corso Moda presso la Kingston University.

“I nostri studenti, ha continuato, hanno affrontato la sfida e hanno prodotto un ottimo lavoro che è stato ricercato da artisti musicali e dalla stampa di moda. E così il riciclo calca con successo le passerelle della moda, ma se poi il gilet di bucce d’arance verrà indossato è tutta un’altra storia, a pensarci bene abbastanza simile a quella di alcuni stravaganti modelli proposti dalla haute couture internazionale.

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