ROMA – L’80% delle donne oltre i 65 anni soffrono di osteoporosi e osteopenia, ma non lo sa. Questo il risultato emerso dalla ricerca realizzata da Fondazione per l’Osteoporosi Piemonte e Città della Salute di Torino e pubblicata sulla rivista scientifica “Calcifield Tissue Internazional”.
Lo studio definisce l’osteoporosi come una “grave pandemia silenziosa” destinata a comportare un “alto costo sanitario” visto l’invecchiamento della popolazione. In Italia le fratture del femore per osteoporosi costano al servizio sanitario 6,8 bilioni di euro ogni 5 anni.
In particolare, tra le over 65enni il 33% è colpito da osteoporosi e circa il 47% da osteopenia e il 17% delle donne è andato incontro ad almeno una frattura non traumatica. I ricercatori dell’Università di Torino, coordinati dal professor Giancarlo Isaia, hanno rilevato che oltre tre quarti delle donne sottoposte a densiometria presenta una riduzione della densità ossea secondo i criteri dell’Oms e non ne è consapevole.
La ricerca condotta a Torino è l’unico studio disponibile che misura l’incidenza della malattia sulla popolazione generale. Le cifre emerse dalla ricerca evidenziano indirettamente uno scenario oneroso per il Servizio Sanitario Nazionale: i costi sostenuti per le fratture di femore da osteoporosi ammontano a 6.8 bilioni di euro ogni 5 anni. Poiché una terapia adeguata è in grado di ridurre il rischio di fratture del 50-70%, la diagnosi precoce e la corretta terapia potrebbe far risparmiare circa 400 euro a persona al Sistema Sanitario Nazionale.
Claudia Matta, presidente della Fondazione per l’osteoporosi Piemonte, ha commentato:
“Il dato che emerge è sorprendente soprattutto perché rivela con certezza che molte donne non sono consapevoli di essere a rischio. La sensibilizzazione sulla malattia è quindi fondamentale. L’osteoporosi ha un’enorme rilevanza sociale ed economica, perché comporta un alto rischio di fratture che, tra gli anziani, sono tra le maggiori cause di mortalità. Inoltre, il 50% delle persone con frattura di femore subisce una forte riduzione della propria autosufficienza e, in circa il 20% dei casi, richiede un’ospedalizzazione a lungo termine, con oneri economici per il sistema sanitario. E non sono solo le donne a esserne colpite”.
Isaia, coordinatore della ricerca, ha poi spiegato:
“In generale il problema dell’osteoporosi è in Italia ampiamente sottovalutato e di conseguenza, pur potendo disporre di farmaci estremamente efficaci nel prevenirne le conseguenze fratturative, molti pazienti non hanno accesso ai trattamenti. La conseguenza è di constatare la presenza di numerose fratture, soprattutto di femore e di vertebre, che avrebbero potuto essere prevenute in presenza di una seria e diffusa campagna di prevenzione. L’auspicio è che i risultati ottenuti dalla ricerca possano contribuire ad una più efficace sensibilizzazione al problema”.
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