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Spreco di tempo e denaro in Consiglio Comunale!

4 Luglio 2012 - di marina_cavallo

MILANO – Su Arcipelago Milano di oggi è pubblicato un articolo di Anna Scavuzzo ed Elisabetta Strada le 2 consigliere elette della lista Milano Civica x Pisapia Sindaco.

Articolo che non si limita a criticare gli sprechi di tempo e denaro all’interno del Consiglio ma individua nel regolamento vigente la causa di inaudite lungaggini e comunica quindi  la decisione di impegnarsi nel rinnovo dello stesso ” per restituire dignità all’aula ” e aiutare così lo svolgersi del confronto democratico.

“Nelle ultime settimane il Consiglio Comunale si è riunito quasi ogni giorno. Talvolta per le consuete sei ore, talvolta fino a mezzanotte e oltre. Giugno ci ha visti in notturna per tre volte: il 8, 13, e il 26. E poi, gran finale, la notte fra il 29 e il 30 per l’approvazione del bilancio. La stampa le chiama “maratone”. Noi abbiamo smesso di dargli un nome.

Durante la prima settimana abbiamo approvato una sola delibera, quella con cui s’è introdotta la tassa di soggiorno. Accordo e votazioni dopo una nottata di dibattimento, all’alba. Durante le due sedute notturne successive abbiamo assistito al ritiro di 500 emendamenti in un sol colpo; e nella successiva seduta altri 700 caduti come foglie d’autunno; nel corso delle sedute notturne abbiamo potuto portare al voto solo qualche emendamento, il dibattito è stato appesantito da decine di subemendamenti. La settimana successiva non è iniziata meglio: la seduta del 18 giugno si è conclusa poco prima della mezzanotte, senza completare la votazione degli emendamenti, senza la chiusura della delibera.

Le sedute notturne sono un supplizio: dopo qualche ora – giustamente – la stampa si defila e rimaniamo noi consiglieri, stanchi e svogliati, a ripetere un teatrino consumato fatto di racconti sull’invasione delle cavallette nell’antico Egitto, sui vespasiani nei tempi degli antichi romani, sulla rotonda di Gambara. Interventi intervallati dalla lettura ripetuta di articoli di stampa con l’intervista a questo o quell’assessore. Tirare tardi. Impegnarsi per ritardare l’approvazione delle delibere, ostruzionismo: strategie che ormai sembrano consuetudine per dar voce all’opposizione. Immancabilmente, a ogni delibera importante, arriviamo in aula con centinaia e centinaia di emendamenti, che vengono prontamente sub emendati in un rituale potenzialmente senza fine. La parola fine viene messa solo quando si arriva a un accordo, ovviamente. Questa nota non vuole essere un gioco matematico, ma suggerisce qualche riflessione a partire da un rapido conto economico sul costo delle sedute del Consiglio, sic stantibus rebus.

Sacrosanti il dibattito democratico, il confronto che dà spazio a posizioni diverse, un regolamento che tuteli maggioranza e opposizione. Attenzione, però, perché quando si abusa del regolamento, della possibilità di emendare e sub emendare, di avere tempo e voce in Consiglio si arriva a un dispendio di energie, di tempo e di denaro che non ci fa onore. Il tempo, le energie e i denari potrebbero – e forse dovrebbero – essere impiegati meglio, soprattutto a vantaggio della città e dei nostri concittadini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Si aggiungano le spese della carta per la stampa di centinaia di emendamenti: ogni foglio contiene un emendamento, ogni emendamento va consegnato a ogni consigliere. Quindi: 48 consiglieri x circa 600 emendamenti, a cui si aggiungono centinaia di subemendamenti, per ogni consigliere… Difficile perfino fare una stima del numero di stampe effettuate (sta per essere depositato un ordine del giorno che chiede che venga consegnata una copia degli emendamenti ogni tre consiglieri – perlomeno di maggioranza – anziché a tutti, per ridurre la quantità di carta utilizzata);

* Da considerare anche le spese di elettricità per luce, strumentazione, condizionatori, … e quelle generali di gestione dell’aula e delle aule adiacenti;

* Aggiungiamo il costo delle cene che Milano Ristorazione trasporta per i consiglieri e il personale del Comune impegnato a lavorare: circa 1.250€ a cena, anche se da questa cifra va tolto il contributo che ogni consigliere paga (corrispondente al costo al vivo del pasto, cioè 4,40€) e il contributo che pagano tutti i dipendenti (pari a 1,06€). Il gettone per i consiglieri varia in base al numero dei Consiglieri presenti ed è da conteggiare solo per le sedute in prima convocazione: la seconda è considerata proseguimento della prima, quindi non porta gettone, (una seduta da quattro ore e una seduta fiume con prima e seconda convocazione come alcune di giugno portano al consigliere lo stesso gettone, tanto per essere chiari).

Alcune riflessioni dopo i dati:

* facciamo un gran parlare di spending review e di “efficientamento” dei costi della politica: possiamo chiederci quale sia il numero medio di sedute necessarie ad approvare ogni singola delibera? Se parlassimo in termini economici ci richiameremmo al concetto di profittabilità delle riunioni. Siamo consapevoli che i costi della politica comprendono i costi – chiamiamoli così – della democrazia e che la profittabilità non è determinabile come se fossimo in un’azienda: però in questo consiglio comunale l’elefante partorisce sempre un topolino, ma sfamare l’elefante costa molto!

* la durata delle sedute e i loro orari: è sostenibile affrontare in quindici giorni quattro sedute notturne? Sostenibilità in termini di resistenza fisica e di rispetto della salute e dei ritmi di sonno e veglia, che non sono un vezzo né tantomeno un privilegio. E poi sostenibilità economica, perché ogni seduta notturna ha un costo totale pari almeno a 17.000 (più spese generali) a carico dei cittadini.

L’arredo delle 28 nuove sezioni di scuola dell’infanzia richiedono investimenti per circa 100 mila euro. Francamente ci sembra un controsenso e un paradosso difficilmente comprensibile. Con spending review si intende il processo che contribuisce a migliorare efficienza ed efficacia della macchina amministrativa per la gestione della spesa pubblica, che permette di spendere soldi laddove è necessario, senza sprechi: serve quindi a questo punto, in una fase di pensiero su la spending review, serve una riflessione onesta che coinvolga anche il livello politico, che ha bisogno di (ri)dare qualità alla sua attività di confronto e ai suoi processi decisionali.

La questione che solleviamo non ha l’obiettivo di evitarci lavoro notturno o straordinario, infatti non si mettono in discussione le due sedute notturne fatte in un clima di confronto per la delibera sull’IMU e per l’approvazione del Bilancio, sedute necessarie per la mole di lavoro e per poter approvare il bilancio entro la data prefissata; quanto mettiamo in discussione sono gli sprechi inutili, il tempo sprecato e al denaro che conseguentemente viene usato senza una reale utilità per la collettività.

Democrazia e responsabilità politica di certo richiedono dialogo e confronto: ma siano di qualità, rispettosi del mandato politico che ci è stato dato, nella responsabilità di esercitare i nostri diritti democratici senza sprechi di denaro pubblico.

E questo ragionamento ci porta a una seconda considerazione. Serve oggi una riflessione sulla qualità del dibattito politico. I seniores della politica sostengono che noi novelli non siamo abituati alle modalità e ai tempi del dibattito e del lavoro d’aula. Di certo è vero, non siamo abituate a tutto questo: ma siamo novelle della politica dell’aula, non dell’impegno in contesti plurali, non dei processi decisionali, non del confronto e dell’assunzione di responsabilità.

Rivendichiamo la necessità del nostro stupore e della nostra indignazione di fronte a questo modo ammuffito e rituale di affrontare le decisioni sulla cosa pubblica. E ci impegneremo a mantenere il nostro spirito critico fino alla fine della consigliatura, senza stancarci o demoralizzarci. Il nostro regolamento permette un gioco senza fine di emendamenti, subemendamenti, ordini dei lavori, interventi di ogni tipo, senza riguardo per ciò che si dice o si commenta.

Crediamo fortemente nella democrazia. Crediamo fortemente nel diritto dell’opposizione di far sentire la propria voce e di controllo del lavoro della maggioranza. Crediamo fortemente nell’assunzione di responsabilità e civismo, anche in termini di attenzione alla lotta contro gli sprechi e al rendere efficiente la macchina pubblica. Sta cambiando il modo di fare politica, i risultati elettorali delle ultime amministrative lo dichiarano. Siamo convinte che anche in aula vada modificato il modo di far politica. Crediamo che oggi siamo giunti alla necessità di ripensare al regolamento del Consiglio Comunale di Milano per restituire all’aula dignità e far diventare i consigli comunali dei momenti costruttivi di vero confronto e dibattito politico, vero servizio della città. Ci impegneremo per un miglioramento del regolamento del Consiglio per renderlo più efficace e più efficiente, che non trasformi il dibattito politico in una gara di resistenza fisica a carico dei cittadini.”

Elisabetta Strada* e Anna Scavuzzo*

*Consigliere Comunali della  Milano Civica x Pisapia Sindaco