L'ultima sentenza, romanzo di esordio di Esmeralda Kraja tra intrecci, bugie e corruzione

L'ultima sentenza, romanzo di esordio di Esmeralda Kraja tra intrecci, bugie e corruzione

7 Febbraio 2020 - di Claudia Montanari

ROMA – Esmeralda Kraja è l’autrice del romanzo d’esordio “L’ultima Sentenza”, un romanzo che profuma di Roma ma che è anche un intreccio culturale. L’autrice, in grado di conciliare più culture, introduce il libro “L’ultima Sentenza” al numeroso pubblico in lingua inglese; una fatica letteraria della pluriculturale scrittrice cresciuta in Albania e trasferita a Roma per studiare nel 2001; città con quale è stato amore a prima vista. Da quel giorno la sua vita è cambiata e con lei i suoi desideri. Dapprima ha sognato in piccolo, poi gli orizzonti si sono ampliati e ha deciso di ambientare il primo romanzo proprio nella città più bella del mondo.

Non ha mai smesso di sognare e nemmeno di scrivere. Per prima cosa, in “L’ultima Sentenza” c’è la descrizione di una società contrastata che si dilata in più direzioni. In scenari del genere, quando quello che resta sono solo dubbi profondi che invadono, non si può dire cosa sarebbe stato meglio, o meno peggio.

Sullo sfondo di Roma campeggia la figura del Giudice Colombo e sua figlia Berenice, una ragazza forte, determinata, proibita, fino a che non compare Ruben, il suo carnefice nonché ex detenuto che nel tentativo di realizzare i suoi sogni di vendetta, cerca di umiliarla in tutti i modi immaginabili con grande atrocità ed un sorriso ironico e a volte crudele. Le loro vite non corrono su binari paralleli: c’era un segreto e la crudeltà di un destino avverso, come un incubo ricorrente, ma il loro legame diventa poi un porto sicuro dove trovare riparo e conforto per andare avanti partendo da zero. Il passato del padre Giudice Colombo è tormentato, e il presente è doloroso. Solo dopo gli errori del passato e attraverso il dolore della figlia, il Giudice raggiunge un suo equilibrio. Al fine di dare un senso alla vita compie una serie di azioni rischiose abbandonando le istituzioni, la legge, la lotta di potere, per poi ritrovarsi all’ultima sentenza, quella della sua vita, che lo spinge a rinunciare alla sua carriera.

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