Raymond Chandler, papà del mitico detective Marlowe. Biografia firmata Barry Day

Raymond Chandler, papà del mitico detective Marlowe. Biografia firmata Barry Day

14 Gennaio 2015 - di Claudia Montanari

LOS ANGELES – Raymond Chandler, per chi non lo conoscesse, è un mito della letteratura noir. Più precisamente fu un maestro dell’hard boiled, un genere poliziesco a tinte forti che a differenza del primo, più incentrato sulla costruzione della suspense, lascia più spazio alla personalità del detective e all’azione. Dalla penna di Chandler nacque il mitico Philip Marlowe, l’investigatore cupo ma onesto, portato sul grande schermo da attori del calibro di Dick Powell, Robert Mitchum, James Garner, Elliott Gould e soprattutto l’indimenticabile Humphrey Bogart in Il grande sonno.

Al grande scrittore è dedicato il libro di Barry Day, uscito in queste settimane in America, The world of Raymond Chandler. E’ una meta-biografia, raccontata cioè attraverso gli stessi scritti di Chandler, pubblici e privati, intervallati da alcune riservate note dell’autore.

Dal libro di Day emerge innanzitutto quella che era la missione di Chandler: per lui “la detective story era una tragedia a lieto fine”. Spazzò via i delitti garbati delle signore in giallo che all’epoca andavano per la maggiore e restituì al crimine la sua brutalità, il sangue e il linguaggio colorito del malaffare.

Chandler nacque a Chicago, Illinois, nel 1888, da padre statunitense e madre irlandese. Quando il padre, alcolizzato e violento, abbandonò la famiglia, la madre lo riportò con sé in Inghilterra. Qui rimase fino all’età di 24 anni ma con il mito dell’America sempre vivo nell’anima. Tornò a viverci appena fu in grado di mantenersi. E fu allora, secondo l’analisi di Barry Day, che cominciò il suo disincanto. Si accorse che quella terra verso la quale nutriva lo stesso dolore dell’abbandono paterno era in realtà un posto artificiale, illuminato a giorno. Di qui il suo accostamento alla notte, quanto tutto è più sfocato e alla narrativa hard boiled.

Si stabilì in quella che definirà una “fogna illuminata dal neon”: la Los Angeles che ritroviamo in molti suoi libri. I luoghi che descrive sono sempre reali: Bay City è Santa Monica, Gray Lake è Silver Lake e Idle Valley è la San Fernando Valley. La postilla di Barry Day è che il vero grande leitmotiv negli scritti di Chandler è una critica, neanche troppo velata, della modernità, di un mondo che cambiava rapidamente e a rischio costante di corruzione. “Tutto è in vendita, in California”, recita una battuta della Signora nel lago. Non gli interessavano tanto le crime story, quando la corruzione dello spirito. Il degrado ambientale come sinonimo del degrado morale.

The world of Raymond Chandler è la storia di un grande scrittore che faticò a lungo per trovare la sua strada. Nulla lo appagava veramente: fece i lavori più disparati, dall’agricoltore al ragioniere. E non pubblicò il suo primo romanzo prima dei 40 anni, dopo che si era fatto licenziare dalla compagnia petrolifera dove lavorava a causa del suo alcolismo.

Si affidò all’amore di Cissy Pascal, una donna più grande di lui di 18 anni, che lo introdusse ai grandi autori americani, che lesse voracemente. E fu sempre lei ad incoraggiarlo a scrivere il suo primo romanzo. Quando Cissy improvvisamente si ammalò, Chandler cadde nello sconforto più nero. Dal quale non si riprese più: tentò il suicidio un anno dopo senza riuscirci. Continuò a bere fino a distruggersi. E morì pochi anni dopo prima di aver ultimato l’ottavo romanzo della saga di Marlowe.

Foto: Humphrey Bogart nei panni del detective Marlowe

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