Massimo Ranieri interpreta "Riccardo III": "L'ho sempre sognato"

Massimo Ranieri interpreta “Riccardo III”: “L’ho sempre sognato”

28 Luglio 2013 - di Claudia Montanari

‘ROMA – Massimo Ranieri, da “scugnizzo” a Riccardo III.

“Nella vita bisogna avere coraggio… ho sempre sognato d’interpretare questo personaggio, ed ora è giunto il momento di farlo!”.

A parlare è Massimo Ranieri che da mercoledì 17 luglio al Festival Shakespeariano di Verona Massimo Ranieri interpreta il Riccardo III Shakespeariano. Lo spettacolo, che lo vede nella duplice veste di protagonista e regista (con al suo fianco una compagnia di ben diciotto attori), ha debuttato in prima nazionale il 17 luglio al Teatro Romano di Verona con le musiche composte da Ennio Morricone.

Intervistato da Paolo Scotti per il Giornale, Massimo Ranieri si racconta a cuore aperto. Racconta delle sue emozioni, di ciò che ha provato nel “trasformarsi” in Riccardo III.

Di seguito, l’intervista completa apparsa su il Giornale

 

D: Come le è venuto in mente?
«Tutta colpa d’una spettatri­ce ultraottantenne, che dopo una replica de L’anima buona di Sezuan , regia di Strehler, mi disse: “Lo sa? Lei sarebbe un Riccardo perfetto”. Beh: l’idea mi si è ficcata in testa. E per trent’anni non me la sono tolta di mente».

D: E ora che si appresta a pro­porla in una lunga tournée estiva confessi. È stata più in­coscienza o temerarietà?
«Incoscienza pura. Quando ne parlavo ai produttori mi guardavano colla cortese diffi­denza di chi pensa “questo qui è matto”. Alcuni chiedevano preoccupati: Ma sei sicuro?. Si. E non lo ero affatto. Altri consi­gliavano, pazienti: “non hai l’età, ti manca il fisico. E poi tu seil’ex scugnizzo! Che ti metti a fare,Laurence Olivier?”.Per an­dare sul sicuro avevo anche pensato di affidare la regia a qualcuno dei miei maestri: Maurizio Scaparro, Giancarlo Sepe. Poi mi sono detto: Se de­vo fallire, meglio che fallisca da solo».

D: Qualcuno ora s’aspetterà il divo di Sanremo con la coro­na, la gobba e l’occhio bistra­to di nero.
«No, per carità! Il mio Riccar­do non ha niente a che fare col lugubre tipaccio della tradizio­ne. Certo: è deforme (il recente ritrovamento del suo scheletro ha confermato che aveva la co­lonna vertebrale deviata, e una spalla più bassa dell’altra); ma senza eccessi da grand guignol. Un leggero ingobbimento, e ba­sta. E poi niente tuniche, né mantelloni, né spadoni. Tutto è calato nel plumbeo clima d’un noir anni 40. Io indosso lo smo­king; le cortigiane eleganti abiti lunghi stile Capucci. E ci muo­viam­o dentro un girevole di fer­ro che è contemporaneamente reggia, mausoleo e tomba».

D: Ma perché? Chi è Riccardo III per lei?
«Il malvagio per eccellenza, certo. Un affascinante uomo di potere. Ergo: Riccardo è un grande attore. Non sono grandi attori tutti gli uomini di potere? E specialmente i più malvagi? Non recitano tutti un ruolo, sca­tenando attorno a sé il fanati­smo e l’idolatria delle folle? Dunque: con Riccardo io non interpreto un re. Ma un attore».

D: E al momento dell’«Un ca­vallo! Il mio regno per un ca­vallo! »?
«È il grido di una paura che soffoca. Lo dico nel modo più semplice, senza pose retori­che, senza gigionismi trombo­ni. Come tutti gli altri versi, del resto: recito Shakespeare come mi detta l’anima.Non l’accade­mia ».

D: Lo spettacolo ha una marcia in più: si avvale anche delle musiche di Ennio Morrico­ne.
«Un giorno il maestro mi tele­fona e mi fa: “ Ho saputo che pre­pari il Riccardo III. Potrei avere l’onore di scriverne le musi­che?”. L’onore è solo mio,è sta­ta l’ovvia risposta.E ha compo­sto per me una Sinfonia, per­ché la usassi senza esclusione di continuità. Lasciandomi cioè libero di estrapolarne ciò che preferivo».

D: E ora? Massimo Ranieri avrà il coraggio di tornare agli one man show e a «Per­dere l’amore?»
«Ci mancherebbe! A ottobre riprendo il mio spettacolo su di Viviani. Quindi farò con Mauro Pagani un nuovo cd di classici napoletani. Se non passassi da Shakespeare a O’ sole mio , che Massimo Ranieri sarei?».