Frida Kahlo, il suo giardino "trapiantato" nel Bronx: cactus, calle, oleandri01

Frida Kahlo, il suo giardino “trapiantato” nel Bronx: la sua prima opera d’arte

23 Maggio 2015 - di Daniela Lauria

NEW YORK – Oleandri, filodendri, rose, girasoli, calendule, palme, felci, diversi alberi da frutto e infinite varietà di cactus. Sono solo alcune delle piante che crescevano rigogliose nel giardino della leggendaria Caza Azul, la Casa Azzurra di Coyoacàn, sobborgo bohemien di Città del Messico dove Frida Kahlo nacque, visse ed esalò il suo ultimo respiro. Quel giardino, che era un’opera d’arte in sé dalla quale presero ispirazione tutte le altre, riprende vita a New York: lo hanno riprodotto nel Giardino Botanico del Bronx, con tanto di mura azzurre e una fedele ricostruzione dello studio dell’artista messicana che proprio sul giardino si affacciava.

La mostra intitolata Frida Kahlo: Art, Garden, Life (Arte, Giardino, Vita), la prima nel suo genere, è interamente focalizzata sull’interesse di Frida per il mondo botanico e per la natura in generale. Elementi naturali ricorrono in quasi tutte le sue opere, nel più famoso filone ritrattistico così come nelle meno note nature morte. “Dipingo fiori per non farli morire”, disse una volta l’artista che di fiori amava anche vestirsi. I suoi capelli erano spesso intrecciati in stravaganti acconciature con gardenie, dalhie e bouganville. E quale miglior modo di esperire la sua arte se non all’interno dello stesso contesto che l’ha ispirata?

La passione per il giardinaggio di Frida era un tutt’uno con la sua arte e con il mito nazionalista di cui si fece strenua portatrice fin nella scelta degli abiti, sempre e rigorosamente precolombiani, e degli animali domestici, scimmie, pappagalli, tacchini, un’aquila e un branco di cani messicani. Anche alcune delle piante non native del suo giardino erano intrise di storia: le calle erano approdate in Messico con gli schiavi dall’Africa, mentre i crisantemi cinesi erano arrivati ​​a bordo dei galeoni spagnoli. Quello che suo marito, il famoso muralista Diego Rivera, disegnava pubblicamente e su scala mondiale, Frida lo coltivava nel privato della loro casa. Nella riedizione newyorkese del suo orto c’è pure una riproduzione in miniatura della piramide azteca fatta ergere da Rivera, che la usava per esporre i suoi pezzi preferiti della loro collezione di arte precolombiana.

Ma non di solo giardino si tratta: in mostra sono esposte anche 14 opere estratte tra le nature morte di Frida e gli autoritratti con motivi ispirati alla natura. I più suggestivi: “Ritratto con collana di spine e colibri” (1940); “Il fiore della vita” (1944), “Natura morta con pappagallo e bandiera” (1951), e “Ritratto in un girasole”(1954). Il periodo coperto va dal 1940 al 1950, anni in cui le già cagionevoli condizioni di salute di Frida erano peggiorate, motivo per cui trascorse molto tempo in casa e nel suo giardino e l’interesse artistico per i soggetti naturali fu quindi intensificato.