Eva Riccobono

Eva Riccobono, madrina Mostra di Venezia: “Il cinema era un sogno”

6 Luglio 2013 - di Claudia Montanari

ROMA – Sarà la modella Eva Riccobono la madrina dell’edizione numero 70 della Mostra del cinema di Venezia, al Lido dal 28 agosto al 7 settembre 2013.

Il testimone passa così da Kasia Smutniak, madrina della scorsa edizione, a Eva Riccobono, modella di fama internazionale arrivata al cinema nel 2008 grazie a Grande, grosso e Verdone di Carlo Verdone, vista poi in E la chiamano estate (2011), Passione sinistra (2013), Niente può fermarci (2013).

“Eva, sei felice? Se sei felice, allora va tutto bene”. Intervistata da Giuseppina Manin per il Corriere della Sera, Eva Riccobono si confessa: “È la frase-chiave di mia madre — svela Eva Riccobono —. Ogni tanto me la ripete come un mantra. Una domanda semplice e vera, di quelle che vanno dritte il bersaglio. Perché ogni dubbio, ogni dilemma, si scioglie davanti a quelle due parole: sei felice?” racconta alla giornalista.

E oggi Eva Riccobono sembra essere molto felice: “Molto. Sono felice, sorpresa, emozionata. Anche un po’ incredula. Io madrina della Mostra del Cinema di Venezia… Un sogno che mai avrei osato sognare. Vorrei ringraziare la Biennale, il presidente Baratta, il direttore Barbera… Prometto: ce la metterò tutta” racconta la modella al Corriere della Sera, spiegando poi che non riesce a capire il motivo per cui abbiano scelto prorio lei: “Me lo chiedo anch’io… Spero sia per dare il segno di una Mostra giovane, aperta a nuovi nomi, fuori dai soliti schemi”.

Eva Riccobono nasce a Palermo, da padre italiano e madre tedesca. Giovanissima si trasferisce a Milano, e in breve tempo diviene una delle più famose top model del panorama internazionale, richiesta dai più importanti fotografi del mondo come Bruce Weber, Arthur Elgort, Patrick Demarchelier, Mario Testino, Gilles Bensimon, Annie Leibovitz, Paolo Roversi, Ellen von Unwerth, Craig McDean, Peter Lindbergh, David Bailey, Miles Aldridge. Sfila per le griffe più importanti e di molti diviene testimonial di campagne mondiali: Giorgio Armani, Gianfranco Ferrè, Emanuel Ungaro, Dolce & Gabbana.

Ora, sarà la madrina della 70esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Il suo modello di vita è indubbiamente la madre, che le ha trasmesso, tra le altre cose, il valore dell’indipendenza e dell’emancipazione femminile. Non rinnega nulla della sua vita: il lavoro di modella è stata per lei una scuola tosta che l’ha preparata alla vita, poi il cinema e la sua passione per Monica Vitti, l’attrice per lei migliore in assoluto “Comica e drammatica insieme”. Tra i suoi progetti futuri vi è anche il teatro: “un’altra sfida”, confessa la modella. Infine, non manca qualche parolina della sua vita privata. Il matrimonio..? Forse mai…. ma “da nove anni vivo una bella storia d’amore con Matteo Ceccarini, siamo già come marito e moglie…”

Di seguito, l’intervista di Giuseppina Manin per il Corriere della Sera a Eva Riccobono:

D: E così il 29 agosto e il 7 settembre sarà lei a condurre la cerimonia d’apertura e chiusura del festival…
R: «Quando ci penso mi viene una gran paura… Ma non vedo l’ora. Del resto queste sfide fanno parte della mia storia. O, come direbbe mia madre, del mio karma».
D: Cita spesso sua madre…
R: «A Elizabeth devo molto. Lei è una donne speciale, molto libera e aperta. Una studiosa di filosofie orientali, pratica lo yoga e il Qi gong. Un sapere alternativo che ha trasmesso anche a me e che mi è stato utile nella vita».
D: Sua madre tedesca, suo padre siciliano. Un bell’incrocio di culture e mentalità. Lei come si sente?
R: «Italianissima. Adoro vivere in questo Paese traboccante di bellezza e di umanità. Alla parte paterna, siciliana, devo il senso della famiglia, dello stare uniti, a mia madre il valore dell’indipendenza, dell’emancipazione femminile. Ma anche la dritta di seguire sempre il cuore».
D: E il cuore l’ha portata in tante direzioni. Prima top model per le più prestigiose maison, poi in tv con Fiorello, infine il cinema.
R: «L’approdo che sognavo da sempre. Ma non rinnego nulla, ogni tappa è stata importante e formativa. A 19 anni ho iniziato come modella. Un mestiere duro, ti alzi presto, non sai mai quando finisci. Non hai tempo per farti amici, devi contare solo su di te. Quei viaggi continui mi avevano scatenato attacchi di panico. Mi svegliavo di notte con il cuore in gola: dove sono? Una scuola di vita tosta. Ma se la fai seriamente ti dà tante soddisfazioni. Mi ha insegnato il senso della disciplina, la tenacia, il rispetto per tutto quello che si fa».
D: Doti che poi vengono buone anche su altre strade.
R: «Aver irrobustito le spalle mi ha permesso di prendere altri rischi. A 26 anni, contro il parere di tutti, ho lasciato il mondo della moda. E ho deciso di fare l’attrice. Non avendo fatto scuole né accademie, mi sono messa a studiare per conto mio, con l’aiuto di maestri come Stefania De Santis. Poi la grande occasione: un ruolo in “Grande grosso e Verdone”. Il primo giorno sul set ero agitatissima. Come faccio? E Carlo: tranquilla, ti aiuto io. Per fare questo lavoro devi essere molto critica verso te stessa e trovare persone che sappiano criticarti».
D: Con i registi è stata fortunata.
R: «Altroché. Dopo Verdone è arrivato Paolo Franchi con “E la chiamano estate”. E mi sono ritrovata nei panni di una tossica sfregiata. Un personaggio difficile, Franchi mi ha aiutato a lavoraci su, a spazzar via certi retaggi della moda, a muovermi in modo diverso. Ogni tanto mi avvertiva scherzoso: Eva, un po’ meno Carolina di Monaco… Poi ancora “Passione sinistra”. “Ottimo provino, mi hai stupito”, si è complimentato il regista, Marco Ponti. Una frase che mi ha dato forza: posso fare più di quello che uno pensa. Infine, di recente ho lavorato con Renato De Maria ne “La vita oscena”. A tutti faccio sempre molte domande, voglio imparare, rubo dai migliori».
D: E chi è la miglior attrice?
R: «Monica Vitti. Comica e drammatica insieme. Io credo di avere una vena comica, un certo senso dello humor utile nella vita come sul set».
D: Certo, con la crisi del cinema oggi c’è poco da ridere…
R: «Crisi non è un termine negativo, piuttosto un momento di passaggio, di svolta. Se il nostro cinema è in crisi vuol dire che sta cambiando pelle. E quindi lo aspetta un grande futuro, una nuova immagine. Il cinema di Fellini non si può ripetere, l’errore è restare ancorati a delle formule. Leggo molte sceneggiature e mi imbatto spesso in belle storie, in tanti giovani in gamba. E con il digitale tutto è più facile. Oggi per fare un buon film basta una gran bella idea. E del talento».
D: Progetti?
R: «L’anno prossimo mi dedico al teatro. Un’altra sfida. Mi piacerebbe lavorare con un gruppo di giovani attori che stimo e trovare un regista giusto. Magari Emma Dante, siciliana che ammiro. Son stata di recente al Gay Pride di Palermo e ho visto un suo spettacolo, una favola per spiegare ai bambini l’omosessualità senza pregiudizi».
D: Nessun pregiudizio in amore?
R «Ci mancherebbe… Spero che presto anche da noi arrivi la legge sui matrimoni senza barriere di sesso».
D: E lei quando si sposa?
R: «Forse mai. Da nove anni vivo una bella storia d’amore con Matteo Ceccarini, un sound designer. Siamo già come marito e moglie, i contratti non mi interessano. Quello che vorrei davvero è diventare mamma. E continuare ad amare. Amore è la parola chiave. Come direbbe mia madre, alla fine la domanda è: tu lo ami? E allora, chiunque sia e di che sesso sia, che problema c’è?».