Candy Candy compie 40 anni: in un libro amori e battaglie dell'eroina animata

Candy Candy compie 40 anni: in un libro amori e battaglie dell’eroina animata

4 Marzo 2015 - di Daniela Lauria

ROMA – Candy Candy, l’indimenticabile ragazzina “col buon umore” e i grandi occhi verdi spalancati sul mondo, compie 40 anni. Protagonista di uno dei cartoni animati più amati della storia tv e prima ancora eroina di un manga di genere shojo, cioè un fumetto dedicato al genere femminile, è nata dai disegni di Yumiko Igarashi pubblicati nel 1975, e tratti dall’omonimo romanzo scritto da Kyoko Mizuki. Ora per augurarle buon compleanno, le hanno dedicato un altro libro. L’autrice è Lidia Bachis, pittrice appassionata del personaggio, che considera la dolce Candy un modello fondamentale per la sua formazione e di molte altre donne. Il suo libro, intitolato Candy Candy – Amori e battaglie della prima grande eroina dell’animazione, (256 pp, 22 euro) edito da Ultra (Collana Shibuya) è illustrato con 100 immagini a colori e ripercorre criticamente la simbologia e le gesta della ragazzina venuta dalla Casa di Pony coi suoi indimenticabili fiocchi nei capelli e i codini d’oro, tutta lentiggini e simpatia. In un certo senso un’antesignana della donna moderna, con il cuore sempre in subbuglio e “un sorriso che non si spegne mai” (come cantava nella sigla Cristina D’Avena).

In Candy Candy sono piuttosto evidenti riferimenti letterari a Jane Eyre di Charlotte Bronte, a Piccole donne di Louisa May Alcott, a Orgoglio e pregiudizio. Un esemprio su tutti sono i battibecchi tra Candy e Terence che ricordano da vicino quelli tra Darcy ed Elizabeth. E pure le autrici non hanno mai negato di essersi ispirate a Papà gambalunga di Jean Webster, soprattutto per il finale, che vede Candy sposarsi con Albert, il suo benefattore. In Italia però le fan preferivano il bello e tenebroso Terence, e così gli autori dell’anime preferirono cambiare i dialoghi per far credere alle piccole telespettatrici che Candy avesse infine raggiunto quell’amore sanguigno perso per strada anni prima.

Quel che è certo è che Candy, arrivata sugli schermi italiani nella primavera del 1980, dopo aver ottenuto grande successo in patria, ha fatto innamorare parecchie generazioni, divenendo un personaggio di culto, a metà strada tra romanzo di formazione e telenovela. Sempre negli anni Ottanta la Fabbri Editori pubblicò una serie di 5 libri dal titolo Il romanzo di Candy Candy: i primi due (Il mistero del principe e Arrivederci Terence) riprendevano la trama della serie tv, mentre gli ultimi tre (Gli anni di Parigi, Bentornata a Chicago e Un’avventura ad Hollywood) erano inediti, frutto della fantasia degli autori italiani. Al cinema, sempre all’inizio degli anni ’80, sono stati proiettati due film intitolati “Candy – Il film” e “Candy e Terence“, realizzati con vari spezzoni degli episodi della serie.

La storia ha inizio ai primi del Novecento, con l’abbandono di due orfanelle, Candy e Annie, all’orfanotrofio Casa di Pony, retto da Miss Pony e Suor Maria. Compagno di avventure della piccola Candy è un animaletto domestico improbabile, un procione di nome Klin (aggiunto al suo fianco nella serie tv, perché troppo solitaria, e assente nel fumetto originale). Quando Annie verrà adottata dalla ricca famiglia Brighton, Candy resterà all’orfanotrofio sola e ferita. Almeno fino al giorno in cui, momento chiave di tutta la storia, sulla collina dove era solita appartarsi nei momenti di tristezza, incontrerà un giovane dai capelli biondi: un principe azzurro in kilt scozzese, che la consolerà suonando per lei la cornamusa che porta con sé. Prova di quell’incontro-chiave sarà per Candy la spilla a forma di aquila con sopra una lettera “A” che il giovane, da lei soprannominato il Principe della Collina, perderà danzando.

Di lì a poco anche Candy trova la sua casa adottiva: quella di una ricca e potente famiglia aristocratica, i Legan. Si troverà così a dover fare i conti con le rigide regole della sua nuova famiglia, costretta a fare la cameriera e a dormire nelle stalle, ma soprattutto avrà a che fare con i due figli viziati dei Legan, Iriza e Neal, che mal sopportano il carattere vivace di lei. Attraverso i Legan, Candy entrerà in contatto con la famiglia Andrew, che porta lo stesso stemma della spilla caduta al Principe della Collina.

Qui il capofamiglia, il misterioso zio William, non compare mai: è completamente assente per quasi tutta la saga, a comandare è invece l’arcigna e anziana zia Elroy. Candy farà amicizia con i nipoti della donna: il damerino Archie, suo fratello Stear, inventore pasticcione e il loro cugino Anthony, che somiglia tanto a quel Principe della Collina incontrato anni prima. Tra Candy e Anthony nascerà un sentimento forte, al punto che quando i Legan decideranno di mandare Candy in Messico il ragazzo e i suoi cugini faranno di tutto per impedirlo, fino a convincere la propria famiglia ad adottarla e farne una Andrew. Ma quell’amore così romantico, come solo i primi amori sanno esserlo, finirà tragicamente con la caduta da cavallo di Anthony.

Tra grandi amori e piccole battaglie quotidiane Candy cresce, va a studiare al collegio inglese Royal St. Paul School dove si innamora dell’affascinante Terence. Fa ritorno in America dove diventa infermiera e presta servizio in un ospedale di Chicago, mentre in Europa si combatte la Grande Guerra. Vive altre delusioni cocenti e conosce infine Albert, un giovane vagabondo che vive in un rifugio nella foresta circondato dagli animali. In realtà Candy scoprirà che Albert, il cui nome esteso è William Albert Andrew, altri non è che il buon amico che l’ha sempre aiutata, il suo benefattore, lo zio William.

Con approccio critico e coadiuvata da un ricco apparato iconografico, Lidia Bachis propone un percorso di rilettura dell’indimenticabile Candy e dei suoi compagni di avventura, che va dal manga alla serie animata, dai film ai romanzi, tra aneddoti, commenti e foto, senza dimenticare il cosplay (la moda giapponese dei travestimenti; il termine è una crasi tra le parole parole costume e play) e gli omaggi d’artista, primo tra tutti quello della stessa Lidia Bachis, pittrice di fama internazionale oltre che grande cultrice dell’iconografia pop.

VIDEO – La sigla del cartone animato Dolce Candy cantata da Cristina D’Avena