A Lisbona non è mai lunedì, 9 racconti d'autore per conoscere la capitale portoghese

A Lisbona non è mai lunedì, 9 racconti d’autore per conoscere la capitale portoghese

29 Gennaio 2022 - di Silvia_Di_Pasquale

Conoscere una città attraverso le parole di chi l’ha scoperta, vissuta e amata. A Lisbona non è mai lunedì (Tuga Edizioni, pp. 184, 15 euro) è un libro che ci catapulta con la mente nella capitale estrema dell’Europa, dove le certezze occidentali sfumano e la vastità, prima del fiume Tago, poi dell’Oceano Atlantico, ci ricordano la limitatezza dell’uomo rispetto alla natura.

Il volume raccoglie nove racconti di nove diversi autori, così come nove sono le giornate lisbonesi raccontate, scandendo i capitoli del libro. Le pagine scritte attraversano i quartieri, le strade, i vicoli di una città tanto bella quanto sfuggente. Un deliberato atto d’amore, schietto, genuino, appassionato nei confronti di una realtà affascinante e misteriosa che non finisce mai di attrarre e sorprendere.

La lettura offre una carrellata di storie e personaggi lunga una settimana, la settimana portoghese. Anzi di più. Un racconto al giorno, da domingo a sábado, passando per la segunda-feira, la terça-feira e via dicendo, con l’aggiunta di due giornate importanti e particolari: il 13 giugno e il 25 aprile. Ecco che cos’è, in sintesi, la raccolta A Lisbona non è mai lunedì. Senza la pretesa di stupire o di aggiungere altro a quanto non sia stato già ampiamente scritto in passato. Ma con un unico obiettivo: quello di far smarrire per un attimo il lettore nelle suggestive atmosfere cittadine. Perché, ci piaccia o meno, Lisbona non si può spiegare. Lisbona si può solo raccontare.

I titoli dei racconti e i rispettivi autori.

DomingoL’amore è la fine dell’assedio (Alessio Romano); segunda-feiraAté segunda-feira. Ad maiora (Paola Minussi); terça-feiraUna passione singolare (Michela Graziosi); quarta-feiraLuce sopra Lisbona (Jacopo Spaziani); quinta-feiraI giovedì della mia vita (Marcello Sacco); sexta-feiraBelém (Luca Vaglio); sábadoThat I would be good (Valentina Stella); 13 de JunhoSant’Antonio casamenteiro (Mark Pimenta); 25 de AbrilRevolution Row (Francesco Selva).

L’incontro con una delle autrici.

Abbiamo incontrato Michela Graziosi, autrice del racconto Una passione singolare. Quindici pagine in cui la protagonista svela i lati più affascinanti del Cemitério dos Prazeres di Lisbona. Una giornata caratterizzata da tre incontri significativi, che trasformano una passeggiata in una catarsi magica nel luogo più insolito per fare riflessioni, il cimitero.

 

Michela, com’è nata l’idea di questo progetto editoriale?

MG: A Lisbona non è mai lunedì nasce da un’idea di Daniele Coltrinari: un racconto per ogni giorno della settimana, da domingo a sábado. A scrivere, di volta in volta, vari autori, i quali scelgono i “propri” quartieri: ambientazioni sempre diverse, dunque, volti differenti della stessa città. È Lisbona, infatti, a costituire il fil rouge della raccolta. A questa settimana portoghese vengono infine aggiunte due giornate speciali: il 25 aprile (i portoghesi condividono con gli italiani il giorno della Liberazione) e il 13 giugno, in cui si festeggia l’amato Sant’Antonio. Voci diverse, prospettive diverse nate da esperienze personali uniche, che prendono forma in angoli differenti della medesima città, la quale, col suo fascino misterioso, seduce un numero sempre più consistente italiani, da diversi anni a questa parte.

Cosa rappresenta per te Lisbona e perché è così speciale, al punto che molti italiani hanno deciso di lasciare l’Italia per trasferirsi lì.

MG: Ho visitato per la prima volta Lisbona nel 2010 e sono rimasta stregata dal suo fascino decadente, malinconico, magnetico. Una sera, mentre ero a cena in un ristorante nel quartiere di Alfama, una ragazza che cantava il fado (genere musicale tipico del Portogallo) mi ha folgorata: da quel momento ho sentito il bisogno di imparare il portoghese e ho capito di voler vivere prima o poi in quella città, cosa che ho fatto per davvero, alcuni anni dopo. In breve, Lisbona, da capitale quasi sconosciuta situata ai confini dell’Europa, dove i viaggiatori capitavano un po’ per caso, è diventata una meta ambita, turistica e lavorativa, per italiani ed europei. I motivi sono diversi: la facilità con cui si trovava e si continua a trovare lavoro nei call center, il basso costo della vita (che ora non è poi così più “basso”), il clima mite e una dimensione del tempo differente, che scorre con maggiore lentezza: un tempo più godibile, più “umano”.

Oggi viaggiare è diventato qualcosa di tutt’altro che scontato. Un libro può essere l’ancora di salvezza per navigare con la mente, anche se la concorrenza dei social è molto forte. Davvero un post può sostituire un racconto fatto da chi vive in prima persona i luoghi narrati?

MG: Prima della pandemia il viaggio era una costante della vita di tutti, anche grazie alla sempre più ampia diffusione e accessibilità dei voli low cost. Al momento c’è chi riprende a viaggiare e chi ancora fa fatica o non si trova nelle condizioni per poterlo fare. Ad ogni modo, a seguito di una situazione di privazione dell’abitudine al viaggio, colma di sofferenza e malinconia per tanti, credo che i libri possano essere ancor di più un potente strumento di evasione, essendo capaci di soddisfare le curiosità momentanee e alimentare nuove passioni da cui potranno scaturire nuove mete, nuovi stimoli. Fra i lettori di questo libro ci saranno sicuramente gli appassionati nostalgici di Lisbona e del Portogallo, i quali si sentiranno rincuorati nel rivivere luoghi e situazioni tipiche su carta, ma anche potenziali visitatori che poco e niente sanno di questa realtà multiculturale e viva, pronti a lanciarsi in una nuova avventura, non appena sarà loro possibile. Ciò che accomuna gli autori dei racconti di questo libro è l’aver vissuto a Lisbona, in tempi e per tempi diversi. Le esperienze di vita di ciascuno, diverse e uniche, hanno costituito indubbiamente lo stimolo e al contempo la materia viva per la scrittura dei racconti. Nel mio, ad esempio, la dimensione onirica-fantastica è nutrita, seppur per una piccola parte, di una “porzione” del mio vissuto a Lisbona che porto sempre nel cuore.

Nel tuo racconto incontri tre diverse persone: il custode di un cimitero, una signora di nome Inês e un ragazzo misterioso. A quale personaggio sei più legata e c’è qualcosa di autobiografico in loro?

MG: Inês è un personaggio al quale sono particolarmente legata. Due persone in carne ed ossa sono state fonte d’ispirazione: una che, in un certo senso, fa tuttora parte della mia vita, alla quale sono molto affezionata; e un’altra incontrata proprio a Lisbona. Si tratta di un’anziana conosciuta in un bar, con la quale ho avuto delle interessanti e tenere conversazioni. A seguito di questo nostro casuale (primo e unico!) incontro, la signora in questione mi ha chiesto di farle nuovamente visita, dandomi un appuntamento nello stesso bar, promettendomi un misterioso regalo. Tuttavia non ho potuto mantenere la promessa fatta e mi sono sempre portata dentro il rimorso per il mancato rincontro. Rimorso che, però, ha sempre stimolato la mia fantasia, confluendo, in parte, nella scrittura di questo racconto.

Quando tornerai a Lisbona?

MG: Spero di poterlo fare presto. Prima dell’inizio della pandemia riuscivo a farvi ritorno almeno una volta l’anno: era un bisogno imprescindibile. Attualmente ci manco da marzo 2019 e la saudade è oramai troppa.

La Collana Portuliana.

La Collana Portuliana è lo spazio editoriale dedicato agli scrittori italiani che volgono il loro sguardo a Lisbona
e al Portogallo. Tra i volumi già pubblicati: C’era una Volta in Portogallo (D. Coltrinari – L. Onesti, 2016);
Deviazioni. Storie di un italiano a Lisbona (M. Sacco, 2019); Novecento lusitano (D. Mazzocco, 2019); Mille
per una notte e altri racconti da Lisbona (M. Sacco, 2020). Foto in alto in evidenza nella pagina da Pixabay.

La copertina di “A Lisbona non è mai lunedì” (Tuga Edizioni)